giovedì 31 gennaio 2013

Il magistrato dai piedi di balsa


LA TRAMA:

Immaginate un mondo fantastico e mitico. Beh, al contrario, questa storia si svolge nel più squallido dei mondi possibili.

C'è un Magistrato dai piedi di balsa, noto per le sue indagini in merito ad una certa trattativa (vi risparmio i dettagli, vi basti sapere che è una roba che riguarda l'Orsetto Abberlusconi) e  per il suo successivo impegno in politica... per dimostrare la fondatezza della teoria dell'Orsetto Abberlusconi meglio conosciuta come "Teoria delle Toghe Rosse". Il Magistrato dai piedi di balsa, per non rendere chiaro tutto il progetto, in un primo tempo, dissimulava slavando cromaticamente il rosso in un arancione non meno sospetto.

Questi, un giorno, si reca dal Magistrato coi piedi di cobalto e le dice "C'è il Magistrato coi piedi tonnati [eroe nazionale morto da un pezzo] che parla molto male di te: sostiene che i tuoi piedi non sono di vero cobalto ma sono soltanto quattro piedi di pane ricoperti da un sottile strato di cobalto".

Fortuna che, in questa torbida storia di piedi e di magistratura, a un certo punto, interviene la politica, infatti, irrompe il Candidato dai piedi di spugna, pronto a svelare la verità in merito ai fatti narrati dai predetti magistrati.

Grazie ad una microspia, il Candidato che, spugnosamente e moderatamente si avvicinava alla Regione Lombardia, scopre fatti gravissimi a proposito dei piedi di cobalto e, nel contempo, riguardo l'ex Presidente della Regione dai piedi tonnati "Se parlo io lo metto a terra, lui lo sa" tuona il Candidato dai piedi di spugna.

Ovviamente non posso svelarvi come va a finire, però vi assicuro che verrà fuori un gran film. Ci metteremo in mezzo una tonnellata di gnocca marocchina appena maggiorenne, una sfilata di mignotte, una bella quota di ben vestite scene di amore omosessuale ambientate nella Milano bene e tanta ma tanta azione, con fotografi tamarri che scappano ma vengono acciuffati e sbattuti frignanti in prima pagina, banchieri post comunisti a cui piace fare fare i grandiosi coi soldi degli altri (come nella miglior tradizione di famiglia) e, sullo sfondo, l'Orsetto Abberlusconi che, ancora una volta, purga tutti quanti.


Anche a noi di Brownies piace il cinema d'impegno civile. Ed è per questo che realizzeremo una pellicola sul rapporto tra politica e magistratura. In particolare, non a proposito dell'influenza della giustizia penale sulle vicende politiche italiane (roba vecchia!), bensì sull'influenza del modo di fare dei politici sul comportamento della magistratura. Modi di fare molto raffinati, d'altissima levatura civile, come il far trovare teste di cavallo nel letto. Cose del genere.







domenica 27 gennaio 2013

Non mangiano i bambini ma vomitano fesserie


Secondo Berlusconi
Le leggi razziali sono state un errore ma Mussolini ha fatto anche cose buone.

Secondo la sinistra italiana
Mussolini ha commesso solo errori capitali, eccetto l'antisemitismo (che approva in pieno, pur chiamandolo antisionismo). In realtà la sinistra italiana non solo apprezza ogni forma di persecuzione degli ebrei, fino ad appoggiare il negazionismo, il riduzionismo dell'Olocausto, ma apprezza anche il grosso della politica economica del ventennio: massicci investimenti statali, centralismo, paternalismo, protezionismo, nazionalizzazioni come risposta ad ogni problema.

Secondo un elenco infinito di perfette nullità politiche
Berlusconi, dopo queste sue dichiarazioni, dovrebbe "vergognarsi"; "dimettersi"(da cosa?); "scusarsi"; "farsi processare". Finalmente qualcosa di nuovo in politica.

Questa giornata della memoria volge al termine
Tra slogan pro-Palestina, pro-Iran, pro-Corea del Nord, persone che rivendicano le loro radici Borboniche ed il saccheggio operato dai piemontesi. Tanto livore, i Rothschild, Bersani che vuol sbranare la gente, Vendola che rassicura tutti sulla genuinità di Monti. Evidentemente i comunisti preferiscono al divorare i bambini il pasteggiare ad anziani bocconiani. 







venerdì 18 gennaio 2013

Salviamo i cuccioli di beagle in Mali


La Corte Animalista Internazionale ha aperto un'inchiesta sui presunti crimini di contro gli animali commessi in Mali dal gennaio 2012.

Si sospetta infatti che siano stati commessi dal gennaio 2012 diversi reati nelle tre regioni nel nord del paese: dalle esecuzioni sommarie di cani, canili lager e vivisezioni a scopo di ricerca scientifica di tanti cuccioli di beagle.

Il Mali è diventato un posto dove ad imperare è il turbo-sionismo selvaggio e lo scientismo sfrenato, fanno esperimenti su infinite razze canine, soprattutto sugli esseri più coccolosi. Più dolci sono i cani e peggiori sono le torture che vengono inflitte. Una macelleria sociale canina, insomma.

La milizia integralista applica in modo pedissequo i precetti giudaici e della scienza, compiendo vivisezioni a colpi di krav maga che hanno hanno spinto mezzo milione di maliani a lasciare le loro case e fuggire nel Sud, dove invece i cani possono scorrazzare liberamente.

Gli antispecisti francesi hanno dichiarato che una situazione simile non si può più tollerare, pertanto hanno iniziato col boicottare i mondiali della pallacorda del 2012. Ma non è servito a niente. Hanno provato con il "cessate-il-liberismo" ma ovviamente la lobby tecno-finanziaria internazionale non ha mai visto di buon occhio le feste drum & bass-animaliste locali. Quindi non è cessato un bel niente.

Quest'ondata di liberismo selvaggio ha colpito anche la Nigeria, dove gli attacchi contro i musulmani sono all'ordine del giorno.

A ottobre gli Antispecisti Africani hanno iniziato a discutere piani di intervento, tra una dancehall e l'altra, con il patrocinio di Infornare per Resistere e Lo Sei o Ci Fai?.

Quando gli gli scienziati hanno invaso i canili del Sud del Mali, i compagni francesi, eroici fautori di strepitose ed affascinanti imposte patrimoniali e di lotte alla Casta, hanno trovato il tempo per rassicurare l'ex colonia, promettendo un intervento bellico per mettere in salvo tutte le specie animali, soprattutto i tenerissimi beagle.

I compagni, tra un bombardamento e l'altro, restano sempre molto umani. Però adesso la domanda è chiara, vogliamo dare una mano ai nostri alleati nel nome dell'animalismo, dell'antispecismo e della lotta al liberismo?

Sono sufficienti queste balle a farvi cambiare idea sull'intervento bellico in Mali?



mercoledì 16 gennaio 2013

Dal banchetto di Fermare il Declino a Bari (secondo eposodio)


Continua la serie di incontri ravvicinati con i baresi, al banchetto di Fermare il Declino (qua il primo episodio).

Q:-Stiamo raccogliendo le firme per Fermare il Declino. Ci vuole dare una mano?
[non risponde nulla, in silenzio mi guarda negli occhi, mi porge la mano, glie la stringo, si allontana e si perde nella folla.]

[qui siamo in due, io, Q1, e un mio amico, Q2, che approcciamo un signore sulla sessantina corpulento, cappello, occhiali con la cordicella che passa dietro il collo, in cappotto e con al braccio quella che probabilmente è la moglie]
Q1:-Salve, vuole aiutarci a presentare le liste di Fermare il Declino a Camera e Senato?
A:-Certo, ci mancherebbe, ho un grandissimo rispetto per Giannino. Ma le devo dire una cosa. Io sono incazzato nero con voi. Si, con VOI. [ci porge l'indice accusatorio]
Q2:-E perchè? [con grande sbigottimento]
A:- Mi stia a sentire. Quanti anni ha lei?
Q2:-Trentatrè.
A:-Ecco, appunto. Quello che sta facendo adesso, lo avrebbe dovuto star facendo sin da quando di anni ne aveva ventitrè. Perchè non l'ha fatto? Ecco, lei è stato complice del declino.
[il resto della conversazione è notevole solo perchè l'uomo sembrava totalmente noncurante del fatto che accusare d'inerzia chi raccoglie le firme mentre si gironzola per la strada dei negozi baresi è un po' un'aporia]

-Una firma? Non so scrivere, mi dispiace.

A:-Nooo, non posso firmare. Io so' di destra... [espressione facciale sognante] ...io voto solo a uno.
[non oso chiedere perchè ho già intuito la risposta, poi mi decido]
Q:-...Cioè?
A:-Voto a lui. A Silvio.

-Firmare per voi? Io so' di Grillo alla grande! lasciate perdere a questi qua! nu' nge dobbiame tagghià le gamme a tutte quante! Grillo è solo 'no sciomèn, messo là pe' fa' spettacl'... ma noi li dobbiamo mettere in difficoltà!
[per i non addetti ai lavori, la frase in dialetto significa "gli dobbiamo tagliare le gambe a tutti quanti", ovviamente]

-No. Devono andare a morire tutti. Il sistema deve morire.

A:-Nono, per Giannino assolutamente no.
Q:-Perchè, se posso cheidere?
A:-Perchè è 'no stronzo.

A:-Giannino è stato assolto ieri.
Q:-Come assolto ieri? Da cosa?
A:-Un processo sugli scandali dell'ospedale. Adesso non mi ricordo cosa, con precisione, ma fidati: l'ho letto.
Q:-Ah, ecco.
[riferita]

[il clou della serata. qui siamo in tre, di cui uno è Q3, e ci avviciniamo a un signore bassino, con un giubbotto e un cappello di lana neri, gli chiediamo delle firme]
A:-Noooooo io sono per la lotta armata. Non credo in queste cose.
Q:-Come per la lotta armata, scusi?
A:-Eh. State parlando con uno degli ultimi brigatisti rimasti. Gli altri sono a Trani.
[ci guardiamo negli occhi, pensiamo ci stia prendendo in giro, scettico rispondo]
Q:-Ah davvero?
A:-Certo. Anzi, a proposito, sto cercando di ricreare un gruppo di persone che si dedichino alla lotta armata, secondo me l'unico modo è andare a mettere le bombe al parlamento. Con la strada che seguite voi non cambia nulla! Niente! Dovreste venire con me.
Q:-Mi dispiace, ma cerco di essere non violento. Non apprezzo molto i metodi delle Brigate rosse.
A:-E lo so, abbiamo fatto degli sbagli. Secondo me, guardate, il più grosso errore che abbiamo fatto è stato quello di prendere Moro. Dovevamo prendere Andreotti, dovevamo.
[a questo punto dalla mimica capiamo che fa sul serio, a stento tratteniamo le risate]
Q:-Mi scusi, ma non sono riuscito a rimanere serio. Ma quindi lei ci vuole davvero coinvolgere nella lotta armata?
A:-E certo, ve lo sto dicendo.
Q:-Capisco. Ma qua siamo più o meno tutti liberali, penso che il dialogo sia proprio impossibile.
A:-E te credo. Vi si vede in faccia che siete figli di borghesi, con quelle facce pulite. Mica siete del popolo, si vede che i vostri genitori hanno i soldi.
Q3:-Scusi, ma mio padre ci ha un mutuo di trecentomila euro da pagare, non siamo molto ricchi.
A:-Eh e di sicuro guadagnerà altri trentamila euro al mese! Voi siete benestanti, con voi non si va da nessuna parte! Arrivederci.



Ringrazio Orazio A. per il suo secondo prezioso contributo su Brownies. Per il primo, clicca qua.


martedì 15 gennaio 2013

Anno 2023, il mondo è salvo, la crisi è solo un brutto ricordo, ecco come ne siamo usciti


Anno 2023, la sovranità è nelle mani del Popolo.

La scienza ufficiale è stata finalmente messa all'angolo e sconfitta, con essa è morta definitivamente anche la politica tradizionale e la storia come la si studiava a scuola. Il mondo è salvo, la crisi è finita.

Si è scoperto, in particolare, che il senso della storia era un modo per ingabbiare la gente e non farla approcciare ai grandi cambiamenti. Alla fine, però, il Popolo della Rete ha vinto.

Altra grande scoperta: la scienza era impartita da persone stracolme di interessi in quello che facevano, per cui si è reso necessario risolvere una volta per tutte il problema del conflitto d'interessi. Il tutto, con ovvie conseguenze politiche.

Dopo anni di inutili lotte per debellare le mafie, la corruzione e il peculato, si è scoperto che l'unico modo per mettere a knockout i criminali e le inefficienze del governo è abolire gli interessi delle persone.

Non è possibile, in altre parole, cambiare l'essere umano ed eliminare la sua tendenza ad occupare ogni spazio pubblico con i suoi bisogni personali, familiari ed amicali, per cui si è optato per l'eliminazione dell'interesse in sé.

L'alternativa sarebbe stata ridurre in modo drastico il potere dello Stato e del potere politico nella vita di ciascuno. Ma questa è un'ipotesi che abbiamo scartato immediatamente. Il problema non è certo il governo in sé, ma le persone che governano. Tutti i nostri disastri conseguono dalle scelte dissennate delle persone. Di conseguenza, ci siamo persuasi dell'idea che si può salvare il mondo solo intervenendo sull'essere umano.

C'è stata una vera e propria rivoluzione culturale. Un compito durissimo che qualcuno prima o poi doveva affrontare. E' stato necessario spiegare a tutti che l'uomo migliore è quello senza ambizioni, privo di attività e forse anche un poco scemo. L'importante è che si tratti di una brava persona.

Adesso non possono accedere alla politica non solo tutti i soggetti che non hanno mai riportato condanne penali, ma persino tutti gli indagati e tutti coloro che hanno riportato sanzioni amministrative, ad esempio per violazioni del codice della strada. Il casellario giudiziale ed i carichi pendenti sono alla portata di tutti, affissi nella piazza principale di ogni città, insieme alla dichiarazione dei redditi ed all'elenco delle infrazioni al Codice della Strada. Gli eleggibili sono solo quelli che non hanno nulla a loro carico.

La brava persona non ruba perché non vuole niente dalla vita, non dice mai il falso perché non elabora strategie, non è capace di fare calcoli di nessun tipo. In fin dei conti, la brava persona è molto democratica: fa decidere sempre gli altri, e se gli altri non trovano un accordo, non decide niente.

Il politico ideale è espressione di un corpo elettorale identico a lui, fatto di brave persone, che pagano qualcuno quanto basta affinché gli permetta di vivere con quanto basta.

Non serve arricchirsi, perché si può vivere felicemente anche con poco denaro. Anzi, la decrescita economica rende felici. Questa è la pietra angolare di ogni controversia: l'idea stessa di "crescita" è economocentrica, mercatocentrica e forse persino iperliberista,  per questo è da rigettare.

Valorizziamo il baratto, il commercio equo e solidale (che significa fare pessimi scambi pur di far la carità), addirittura ogni tanto ci disfiamo dei soldi di troppo investendoli in pessimi affari, in modo da perderli tutti e pentirci di averli accumulati. Ecco come abbiamo posto fine alla speculazione e salvato il pianeta.

Se qualcuno decide di fare un uso "interessato" del proprio denaro, interviene lo Stato, direttamente sul suo conto in banca (ovviamente nazionalizzata). Sì, perché il contante non esiste: è lo Stato a monitorare la situazione reddituale e patrimoniale di ciascuno e a decidere qual è la giusta porzione di denaro per essere felici e a decurtare tutto l'eccedente.

Niente paura, non c'è un eccesso di spesa pubblica: si preferisce gettare tutta la ricchezza nel cesso. Perché essa è come il peccato, come il diavolo, dev'essere debellata. Lo diceva anche un filosofo in voga una decina di anni fa, diventato il nostro punto di riferimento ideologico "i ricchi vadano al Diavolo", "il liberismo è il Diavolo".

Siamo riusciti a contrapporre al liberismo selvaggio la civiltà dell'inerzia, dell'indifferenza e della mediocrità trasformate in virtù. Il governo stana la ricchezza, gli interessi e le aspirazioni di tutti, le annienta e decreta la felicità.

Ci siamo resi conto che ogni forma di associazionismo portava in modo naturale alla massoneria, quindi abbiamo vietato qualsiasi forma di aggregazione. Adesso non c'è nemmeno un solo inciucio, non ci sono favoritismi e nemmeno semplici accordi o intese. Vige la cultura del sospetto e della gogna. In questo modo abbiamo ripulito le città e il mondo è un posto migliore.

La tv non esiste più, perché passava messaggi diseducativi. Troppe pubblicità, troppo consumismo. Venivano stimolati bisogni non essenziali. Per esempio, le donne nude. Cose del genere provocano un indebito interesse al corpo delle donne. E questo può portare a conflitti d'ogni genere o alla mercificazione dell'essere. Attualmente, invece, lo Stato può monitorare l'interesse di ogni cittadino all'altro sesso. E' vietato prostituirsi, servirsi di prostitute, è vietata la pornografia ed il desiderio della donna o dell'uomo d'altri.

Se il desiderio sessuale risulta essere troppo forte, o se si esprime nel modo sbagliato, viene stigmatizzato attraverso la gogna pubblica contro "i maniaci di merda". Valorizzare l'aspetto estetico è peccaminoso, la superficialità di chi bada solo alla bellezza è da contrastare. Per questo sono vietati persino i cosmetici, le cerette ed i rasoi. Ci si accoppia praticamente solo per procreare, disperdere il seme è equiparato all'omicidio. Se qualcuno resta chiuso in bagno per troppo tempo, viene automaticamente sputtanato su un apposito sito web. Nei casi più gravi c'è la lapidazione.

L'informazione, la cultura e l'aggregazione viaggiano su internet. Ogni giorno prendiamo visione di foto e qualche didascalia che fingiamo di leggere (in realtà basta il titolo) e crediamo a tutto, specialmente alle notizie più scandalose. L'indignazione è immediata. Subito dopo scatta il processo per super-direttissima: un giornalista o un blogger (non c'è differenza ormai) individua la residenza del colpevole e, se non lo massacra autonomamente, fornisce immediatamente alla Rete le sue generalità ed autorizza l'immediata cattura. Il processo si svolge interamente su Twitter, in dibattimenti da 140 caratteri, in cui può parlare solo l'accusa e cioè il Popolo. L'imputato può solo (provare a) scappare. Quasi sempre viene raggiunto e linciato in diretta web. La Rete acclama ad apprezza gli schizzi di sangue. Poi riutilizza le immagini per nuovi fotomontaggi e nuove false notizie per tenere sempre in caldo l'indignazione degli utenti.

Tra tre anni ci sarà la fine del mondo, annunciata da un'antica civiltà, gli Etruschi. Le persone, per mettere in salvo la propria anima, devono necessariamente osservare tutti i precetti della legge suprema, soprattutto la norma fondamentale su cui poggia tutto il sistema: ogni interesse, ogni vantaggio, ogni beneficio, ogni utile, ogni preferenza è bandita. La convenienza è una pulsione dettata dalla pancia, quindi un segno d'inciviltà, alla pari dei rutti in pubblico.

Riteniamo che questo sia il migliore dei mondi possibili, adesso viviamo bene, ci sentiamo veramente sovrani e la criminalità è solo un ricordo sbiadito. Siamo tutti tranquilli. Quando qualcuno muore di stenti, facciamo presente ai suoi parenti che su Informare Per Resistere, dieci anni fa, è apparsa una foto, in un post, che dimostra l'esistenza della vita dopo la morte. Nel 2013, purtroppo, nessuno parlava di queste cose, i media venduti e servi del potere non facevano girare queste preziose informazioni. Per fortuna adesso ci siamo svegliati.









lunedì 14 gennaio 2013

Solidarietà e legalità, oltre alla libertà. Quello che nessuno vi ha mai detto sul Liberalismo


Il seguente articolo è liberamente tratto dal blog Salon Voltaire.

Privatizzazioni? Non necessariamente, perché se la proprietà di un ente passa da un monopolio pubblico ad uno privato, il vantaggio per i cittadini è nullo, anzi potrebbe perfino diminuire.
Piuttosto, le liberalizzazioni sono l’essenza del riformismo liberale. E’ essenziale, cioè, che non solo il mercato, ma anche la politica e l’intera società, compresa la cultura, siano davvero aperti, liberi, insomma che ci sia concorrenza, dialettica, critica, agonismo, conflitto, opposizione, competizione, su un piede di assoluta parità. Perché la lotta è il vero fondamento del Liberalismo.
Il nemico principale non è certo lo Stato, come dicono anarchici e conservatori (e i tanti neo-liberisti sorti negli ultimi trent’anni sulla scia dei politici Thatcher e Reagan), ma il monopolio, qualunque esso sia (politico, morale, religioso, economico, sociale), ovvero la stasi, il conservatorismo, l’ideologia fissa. Il Liberalismo è una dottrina in divenire, che deve tener conto della Storia: bisogna vedere sul momento, a seconda delle circostanze, che cosa è liberale e che cosa non lo è.
La competizione, il conflitto, dunque, è il fattore di base del Liberalismo. Ma quanti, pure tra i sedicenti “liberali”, lo sanno o lo accettano?
E il pluralismo può anche venire a mancare o attenuarsi. Per esempio, se i privati – mettiamo il caso dell’economia – sono pigri, non rischiano, non prendono iniziative, ma cercano l’appoggio statale o fanno accordi di cartello. In questi casi, potrebbe toccare addirittura allo Stato liberale fare concorrenza, paradossalmente. Come nel campo culturale: se i cittadini dormono, tocca allo Stato liberale spronarli, mettere a loro disposizione strumenti e servizi per identificare ed esercitare sempre nuove libertà.
Fin dalle prime battute, le due relazioni degli studiosi Enzo Di Nuoscio e Corrado Ocone (v. i video di Radio Radicale in basso nel colonnino) nel dibattito “La bellezza della lotta” (dal titolo di un famoso articolo scritto da Luigi Einaudi sulla “Rivoluzione Liberale” di Piero Gobetti, nel 1924, quando l’economista e pensatore liberale aveva già 50 anni e il suo allievo ed editore 23) tenutosi a cura di Pier Paolo Segneri nella sede nazionale di Radicali Italiani, in via di Torre Argentina, a Roma, hanno sprizzato scintille di verità troppo a lungo nascoste dai luoghi comuni a cui il Liberalismo è soggetto.
Vittimismo culturale? No, è normale, checché ne dicano molti liberali, perché il Liberalismo è la dottrina più complessa e sfaccettata, in quanto non fissata da un ipse dixit, ma in continua evoluzione e sempre collegata al divenire della Storia (e qui il pragmatismo anglosassone di Einaudi incontra lo storicismo di Croce). Ne consegue che il Liberalismo – e se n’è avuta un’ennesima prova in questo dibattito – è poco conosciuto non solo dagli avversari, ma anche da moltissimi “liberali”, soprattutto i giovani, che si adagiano per un curioso moderatismo intellettuale – come siamo soliti ripetere – su una lettura comoda, “moderata”, stilizzata ed elementare della dottrina cara a Cavour, Croce ed Einaudi.
E nel mercato un altro paradosso potrebbe essere possibile: imprenditori “socialisti” e operai “liberali”. Quando gli imprenditori (quanti ce ne sono!) vogliono con ogni trucco o cartello aggirare la concorrenza, cercare provvidenze di Stato o Regione, vivere una vita comoda, statica e senza rischi. Mentre magari qualche loro operaio, che vuole elevarsi, ha l’ambizione di migliorarsi individualmente e di rischiare, cerca, inventa la competizione, cambia azienda, oppure diventa artigiano e si mette in proprio. E per loro, perciò, Einaudi manifesta da liberale “la simpatia viva per gli sforzi di coloro i quali vogliono elevarsi da sé, e in questo sforzo, lottano, cadono, si rialzano, imparando a proprie spese a vincere ed a perfezionarsi”. E “l'operaio crede nella libertà ed è liberale quando si associa ai compagni per creare uno strumento comune di cooperazione o di difesa; è socialista quando invoca dallo Stato un privilegio esclusivo a favore della propria organizzazione o vuole che una legge o la sentenza del magistrato vieti ai crumiri di lavorare”.
E quando manca o è debole la competizione? In casi estremi, quando i privati non la fanno, la può fare lo Stato liberale. (Il pensiero va alle Ferrovie dello Stato del liberale Zanardelli, auspicate già da Spaventa, che eliminarono le rendite di posizione parassitarie dei tanti monopoli ferroviari locali, alzando lo standard qualitativo del servizio per i cittadini).
Altro, perciò, che Stato liberale debole, quasi assente o “minimo” per partito preso (il “guardiano notturno” di Nozik), lo Stato liberale deve essere forte e a suo modo interventista e invasivo, sia pure in senso liberale. Anche perché deve garantire la legalità, e non solo da giudice neutrale, ma deve imporre le regole alla società e al mercato, intervenendo dove necessario perfino in economia se il mercato è asfittico (cfr. Cavour) o i soggetti forti, come banche e assicurazioni, sono riluttanti o fanno i prepotenti. Perché lasciati a se stessi, non è vero che i privati diventano di colpo virtuosi e “buoni”, da furbi, aggressivi o pigri che erano. Si scandalizza solo chi non conosce né il Liberalismo storico, né in particolar modo il Risorgimento italiano, in cui le iniziative dall’alto, addirittura dal Governo del Piemonte, furono non solo numerosissime, ma determinanti. Perché, ad aspettare l’evoluzione di tutti gli Italiani, insomma, la maturità del “mercato” delle idee, avremmo ancor oggi il Papa-re, il Lombardo-veneto austriaco e i Borboni.
E altro che Stato liberale “senza idee proprie”, secondo una vulgata diffusissima ma erratissima – a nostro parere – perfino tra liberali, quasi che lo Stato liberale fosse solo un mero contenitore, un campo di calcio senza propri giocatori, e i liberali fossero solo degli arbitri, destinati a perdere in ogni caso la partita, quindi masochisti. Invece, ha specificato Ocone nel dibattito col pubblico (obiezione di Di Massimo), una certa “verità”, cioè una sua propria ideologia condivisa la deve avere, eccome, uno Stato liberale. Pensiamo al Risorgimento, aggiungiamo noi. Se quella classe dirigente coraggiosa e perfino avventurosa non avesse avuto, almeno pro tempore, una sua “verità” condivisa, vera e propria “ideologia di gruppo” capace di motivare le coscienze, addio unità d’Italia
E così, grazie a Ocone, scopriamo un inedito Einaudi “filosofo”. Lo scritto di Einaudi del 1920 in risposta e opposizione all’articolo del filosofo Giuseppe Rensi che vaticinava una “città ideale” dove tutti fossero d’accordo su tutto, chiarisce che quella prospettiva per lui equivarrebbe alla morte dello spirito e quindi della libertà, perché mancherebbe il contrasto, la dialettica, indispensabili a quella che i filosofi tra di loro chiamano “verità”. “Se nessuno vi dice che avete torto voi non sapete più di possedere la verità”. “Verità” in casa liberale? C’è da sobbalzare. Ma il senso relativistico e quasi paradossale con cui questo termine filosofico viene usato da Einaudi in risposta al filosofo Rensi ci rassicura. Infatti – specifica Ocone citando Einaudi – permette da un lato di definire per contrasto ciò che si ritiene il vero, che vero non sarebbe senza il suo contrario, dall’altra permette di convincersi che almeno in parte ciò che prima si riteneva falso appartiene al vero. Ecco l’aspetto speculativo e filosofico del pensiero di Einaudi: non esiste il vero come dato definitivo e fisso. Il vero si definisce e può conquistarsi solo attraverso l’opposizione a ciò che vero non è. Questo che significa in pratica? Che la condizione di “verità” o di libertà che si raggiunge non può mai essere considerata definitiva. Il rischio è che l’anticonformismo di oggi, se accettato universalmente, passivamente e senza critica, possa trasformarsi nel conformismo di domani. L’idea, insomma, nasce dal contrasto.
Ma torniamo al mercato. Che per un vero liberale come Einaudi non può essere senza regole. Senza regole, in fondo, sembra a noi che fosse paradossalmente il mercato nell’Unione Sovietica, dove il produttori (le aziende di Stato) facevano quello che volevano, non tenendo in alcun conto la domanda dei cittadini e non facendo concorrenza tra loro. In fondo, era un curiosolaissez faire. E infatti, pochi lo ricordano – ma Di Nuoscio l’ha fatto – gli stessi termini liberismo e liberista (che tutti gli attribuiscono) non piacevano più di tanto a Einaudi. “Dovremmo trovare un altro nome”, andava dicendo.
Infatti, un mercato davvero liberale è quello in cui lo Stato in realtà interviene, eccome, secondo Einaudi, tanto da costringere addirittura all’onestà formale con poche regole, forti e certe, i competitori, vigilando anche sull’eguaglianza tra produttori e consumatori. E perché il venditore e il compratore al mercato delle derrate, nella piazza del paese – come esemplifica spesso Einaudi in Lezioni di Politica Sociale – siano al medesimo livello, il compratore deve conoscere tutto della merce che sta acquistando, come e più del venditore, non di meno, come accade oggi, quando comandano i produttori in tutti i campi, e gli acquirenti sono succubi di prezzi che ritengono “imposti” dall’alto, non mobili.
Constatazione fatta nel dibattito col pubblico (Valerio) che permette di rivalutare, grazie ad Einaudi, il peso della domanda, cioè dei cittadini-consumatori (diremmo oggi), che “votano” i beni proprio come i cittadini-elettori “acquistano” i partiti (Schumpeter e altri), come ha ricordato Di Nuoscio. Acquirenti che in un sistema perfettamente liberale einaudiano, aggiungiamo, potrebbero avvalersi di azioni concertate (contro-pubblicità, richiesta di informazioni sul contenuto dei prodotti in vendita, scioperi della spesa, consumi intelligenti, anti-consumismo ecc.) e perfino la possibilità di reimpostare l’ecologia in modo liberale, scientificamente più severo ma non politicizzato, grazie alla triplice coincidenza tra Liberalismo e ambiente (diritti di libertà, scienza, limiti). Da cui, appunto, una “ecologia liberale”. Ma questa è una nostra divagazione per la tangente.
Insomma, un mercato economico (o l’intera società) poco flessibile e con i cittadini-consumatori ignoranti e succubi non è un mercato (società) liberale. Perché non c’è alternativa, dialettica, flessibilità, lotta. E’ per questo che diventa luogo di privilegi di pochi prepotenti, generando caos, anarchia, che storicamente – aggiungiamo – portano dritti dritti al populismo reazionario, al Fascismo, al Comunismo.

Ecco la “moralità” del mercato. Il che ha fatto dire che il liberalismo per Einaudi, tanto importanti sono le regole e la legalità, trascende l’economia, e lo stesso Einaudi, che tutti credono a torto solo un economista mentre invece “il suo pensiero assume aspetti teoretici e perfino spirituali” (Di Nuoscio), assurge al ruolo di filosofo, quasi un moralista della politica, impensabile perfino per molti “liberali” che non lo hanno letto.
Einaudi e Croce, perciò, sono uniti più di quanto non lasci intendere una vulgata originata forse da giornalisti o divulgatori di provincia del 900. In fondo, con metodi diversi – economista e intellettuale pragmatico l’uno, filosofo l’altro – vogliono la stessa cosa. Perché il liberismo di Einaudi, come ha ricordato F.Orlando (L’Europa, 4 maggio) citando la celebre frase del crociano Carlo Antoni, tutto giocato com’è sulle regole e le leggi, è meta-economico, cioè etica; come il liberalismo di Croce, ce lo ha detto egli stesso, è meta-politico, cioè etica.

Ne scaturisce che il vero Liberalismo non è quello che si occupa solo delle imprese o dei “ricchi”, come credevano i comunisti d’un tempo, e oggi gli anarco-capitalisti e i giovani neofiti che vengono dalla Destra, e che non hanno letto né Einaudi né Croce, ma il “Liberalismo della povera gente”.
La stessa biografia di Einaudi, la cui famiglia era di origine modesta, offre spunti che avvalorano una psicologia di stampo contadino e popolare fondata su un’etica del risparmio o del rifiuto dello spreco, attraverso almeno due immagini simboliche: la famosissima mezza pera offerta al commensale Mario Pannunzio in un pranzo ufficiale al Quirinale, quando Einaudi era Presidente della Repubblica (“per evitare che sia gettata via”) e l’altrettanto famosa ciotola di legno rotta, ma legata con lo spago, tramandatagli simbolicamente dal padre, piccolo proprietario agricolo.
La dottrina sociale di mercato, non solo di Einaudi, ma di Roepke e degli altri autori liberali, è già un concetto di per sé sufficientemente eversivo per i conformisti, capace di scuotere chi ha un’idea sbagliata del Liberalismo per colpa d’una Destra conservatrice e per niente liberale, eccitata dal revanchismo anti-socialista di Reagan e dalla Thatcher, cioè dal neo-liberismo selvaggio degli ultimi 30 anni che tanti danni ha prodotto all’Occidente, non ultimo l’attuale crisi di sistema sia finanziaria che economica.
Anzi, pur non avendo mai accettato le semplificazioni del socialismo marxiano, come tutte le soluzioni che vengono a cadere dall’alto in modo paternalistico e assistenziale, e che impediscono il riscatto dell’individuo, Einaudi parla della sua forte simpatia umana verso gli operai socialisti, spesso più liberali dei loro datori di lavoro.
Le “tre gambe del trespolo” del Liberalismo di Einaudi, cioè fondato su libertà, legalità e solidarietà, in modo tale che “se togli un piede non si regge” (Di Nuoscio), disegnano un Liberalismo del tutto sorprendente per la maggior parte della gente. Certo, un liberalismo sociale di mercato (di Einaudi, Roepke e degli altri autori liberali) riduce – secondo Di Nuoscio – la contrapposizione abissale e aprioristica non solo tra liberalismo economico e socialismo, ma anche tra liberalismo economico e dottrina sociale cattolica.
Ma sono stati offerti altri anticonformistici piatti speziati durante il dibattito di Ocone e Di Nuoscio. Per esempio, è vero che la democrazia liberale, che regge l’Occidente, si fonda sul potere del Popolo? Macché, è un luogo comune sbagliato. Propaganda, modo di dire, populismo elettorale. La liberal-democrazia, invece, si fonda per Einaudi (e i liberali) sulle leggi, il Nòmos. E il Popolo? Non è il padrone assoluto: anch’esso è sottoposto alle leggi. Ne consegue che in un sistema liberale non può legittimamente mandare sulla ghigliottina o assolvere chi vuole, appunto, “a furor di popolo”, e neanche asservire i giudici e sostituirsi ad essi in giudizi sommari. L’indipendenza dei giudici deve essere assoluta.
Per concludere, un dibattito, quello degli studiosi (bravissimi come divulgatori) Di Nuoscio e Ocone, che avrebbe dovuto essere trasmesso a reti unificate da radio e tv, e soprattutto fatto ascoltare in tutti i licei d’Italia, vista l’ignoranza abissale di studenti e insegnanti sul Liberalismo, per tacere di quella dei frequentatori del web. A prestar ascolto a molti siti (ma anche a parecchi studenti della Luiss, non certo agli allievi dei due relatori), il liberalismo economico sarebbe un vero e proprio crudele Far West formato da criminali, asociali ed evasori fiscali! Invece, basta divulgare quello che davvero hanno detto e scritto gli autori liberali, per lasciare a bocca aperta perfino un ex politico navigato come l’ex segretario radicale Spadaccia, che però ha origini socialdemocratiche, che si è detto molto meravigliato dalla richiesta di Einaudi di un salario minimo garantito per i giovani più poveri, coerentemente con lo scopo di ristabilire l’eguaglianza nei punti di partenza rispetto alla competizione nella società. Solo il titolo era sbagliato in questo bel dibattito. Altro che “bellezza della lotta”! Visto l’ampio respiro dei concetti espressi, capaci da soli di ribaltare le idee comuni, il dibattito avrebbe dovuto intitolarsi: “Tutto quello che avreste voluto sapere sul Liberalismo (e che nessuno vi ha mai detto”). E sotto questo titolo i due autori, Di Nuoscio e Ocone, solo loro (è inutile che copiate l’idea, lettori di internet, perché copiare è lo sport dei mediocri senza idee…), potrebbero scrivere un popolarissimo libro-guida.
Nico Valerio.

Fonte originale: Salon Voltaire


Nostalgia canaglia


Ieri, durante uno show del Papa, una gang di donne nude manifestava contro l'omofobia.
Ovviamente, oggi tutti esprimono solidarietà alle nudiste, bloccate proprio sul più bello. 
Non si sa, tuttavia, come i supporters delle manifestanti vogliano conciliare le modalità di protesta delle loro eroine con le istanze di chi polemizza contro l'uso del corpo delle donne.
Ultima riflessione. Ancora una volta i nostri mitici progressisti, molto attenti ai diritti degli omosessuali, intendono affermare questi ultimi passando sul cadavere dei cristiani, addirittura rimpiangendo i tempi in cui questi ultimi venivano perseguitati.

Ciascuno è libero, naturalmente, di rimpiangere quel che preferisce. E' solo il caso di far notare, ancora una volta, che le persecuzioni contro i cristiani, nel mondo, non sono mai cessate. Il provincialismo di chi ritiene che i confini del cristianesimo siano circoscritti all'Italia è avvilente. Per essere sempre informati sull'argomento, consiglio di consultare Asianews o Cristiani Perseguitati.

domenica 13 gennaio 2013

Le reazioni alla lista "FORZA EVASORI" e la doppia morale dei progressisti italiani


Il simbolo di Forza Evasori è finito nel tritacarne social-mediatico, per essere stato condiviso dalla pagina Facebook di una nota testata di orientamento "progressista". Questa formazione politica è stata travolta da commenti d'ogni genere, la cui analisi offre uno spunto di riflessione sulla degenerazione dell'idea di giustizia, ridotta a una parodia goffa di giustizialismo manicheo all'italiana.

"Questi andrebbero impalati". E' uno dei primissimi commenti che appaiono sul social network, seguito immediatamente da "li posso torturare?". Subito dopo, un altro commentatore avente come immagine del profilo uno slogan anti-omofobia (l'omofobia è una ferita per la pace) non lesina di auspicare altre strampalate misure disumane in danno dei componenti della suddetta lista "Non si potrebbe ingabbiare sedutastante l'autore del simbolo??? Tutti andrebbero impalati... Come Mussolini in via Loreto". Per fortuna c'è chi salta tutta la fase interlocutoria delle torture e va subito al dunque "li vedrei bene con un buco tra gli occhi".

Per ora niente di strano, la tortura, la morte programmata ed il ricorso alla giustizia sommaria o ad atti di puro e semplice terrorismo sono il filo rosso di tutta la storia del socialismo, quindi niente di diverso rispetto alla normale cultura che la sinistra eroga su internet. La cosa interessante è che i commenti di questo tenore sono intervallati da interventi del tipo "Questa è apologia!!!!! chi ha presentato tale simbolo non solo non ha diritto di partecipare ma deve andare in GALERA!!!!!"; "Ma cazzarola, non ci sono gli estremi delll'apologia di reato o dell'istigazione a delinquere?"; "Incredibile non è possibile... ma non è illegale essere evasori?"; "Ma è legale ammettere tale schifo alle elezioni? Che lo stato intervenga x favore."; "in galeraaaaaaa"; "Istigazione a delinquere credo sia un reato."; "Ma prendere i nomi dei candidati e arrestarli?"; "Metteteli in galera subito"; "Ma non è apologia di reato?"; "Io li metterei in galera!". Dulcis in fundo, il capolavoro: "Attentato alla costituzione, questi sono da galera".


Come vedete, i nostri eroi della tastiera hanno raccolto la notitia criminis, hanno sussunto il fatto in una ipotesi di reato svolgendo le indagini concordando in merito alla responsabilità penale di chi ha presentato il simbolo di Forza Evasori. Nel frattempo lanciano la consueta maledizione mediatica invitando a torturare o ammazzare a vista. Sicuramente scherzano. In passato, tuttavia, non sono mancate le occasioni per trasformare questa sorta d'umorismo rivoluzionario in tragedia.

Tutto rientra in quella visione della giustizia divisa in due partizioni, una "morbida" a protezione dei Buoni, ed una "rigida" ed intransigente, a presidio dei valori in cui credono i Buoni, onde reprimere i Cattivi, nel cui novero rientrano senza dubbio gli evasori. Si tratta di un "doppio binario" mentale che porta certa sinistra giustizialista ad autoassolversi da qualsiasi genere di reato e a puntare il dito sul nemico politico, anche inventando reati insussistenti.


Questo habitus mentale è stato inculcato nella cultura di sinistra da anni d'inutili monologhi legulei in tv, in cui si parlava di reati come fossero patatine fritte, tutti strumentali alla lotta senza quartiere contro i soliti avversari politici.

Tant'è vero che, alla prima occasione, quando qualcuno viene arrestato e magari condannato, in seguito ad una manifestazione in piazza, come in un recente caso (di cui non farò menzione, non essendo questo articolo rivolto contro quell'imputato in particolare), con l'ipotesi che il soggetto abbia commesso il reato di devastazione e saccheggio, il condannato finisce col prendere atto che la giustizia non è quella che sembrava essere il toccasana contro i Cattivi. "Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava a esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia".

Anni ed anni di processi simulati in tv hanno confortato i ragazzi che ritengono di essere dalla parte del Bene assoluto, facendo passare l'idea secondo cui la giustizia persegue finalità vicine alle loro istanze politiche. Ovviamente non è vero. Così, alla prima occasione in cui un manifestante, come in data 7 gennaio di quest'anno, subisce una condanna, si leggono frasi come "ho visto la vera faccia della giustizia italiana", in cui si fa riferimento a presunti "Poteri forti dello Stato". Ma non era sempre buono e sacro lo Stato ed il suo potere?

Il paradosso è che ci sia una massa di socialisti dalle più varie colorazioni, che si svena per il potere autoritativo dello Stato e che chiede maggiore regolazione ed intervento pubblico nell'economia nonché nella vita delle persone. Gli stessi fanatici dello Stato finiscono col lottare ora contro le forze dell'ordine, da loro descritte come servi e trattate peggio delle bestie, o contro la giustizia che, dopo che vengono condannati, viene da loro definita "sommaria", addirittura propugnando una "revisione del Codice Rocco". E' tanto facile sacralizzare lo Stato e chiedere più Stato o più controllo, se non ci si imbatte in essi. Soprattutto, è troppo facile chiedere una giustizia implacabile, fulminea e furiosa, pretendere la tanto amata "galera" per i nemici, se non si ha nemmeno una minima idea di cosa significhi affrontare il peso di un processo e le sue conseguenze.





sabato 12 gennaio 2013

Alla Corte dell'Altissimo

La lista Monti ha incorporato tutti i "tipi" possibili. La sportiva, l'imprenditore, l'uomo di colore, il devoto, il giullare, il secchione, il gay. Un po' come il Grande Fratello. Quindi, appena li rinchiudono insieme, inizieranno tutti a fare sesso in accoppiamenti casuali?

Ma basta questo a rendere "rappresentativo" un partito? La sintesi di questa strana pratica spirituale e comportamentale che è la democrazia è una sorta di esercito di Spice Girls, ciascuna con la propria rappresentazione di un "tipo" (Sporty Spice, Scary Spice, Ginger Spice, Baby Spice...)? Basta prendere persone che provengono da mondi opposti per garantire la composizione degli interessi? Quindi cosa c'è di diverso tra questo modo di scegliere la classe dirigente e la lotteria o il pacco a sorpresa della lista Grillo? Di quest'ultima non sappiamo assolutamente nulla, però la sua distanza dagli altri partiti, in termini di prevedibilità del risultato, è breve.

La differenza tra il centro di Monti ed il partito di Grillo non sta nell'1% che li separa nei sondaggi ma nel fatto che quest'ultimo può fare accordi solo con Casa Pound, che conta meno di niente. In buona sostanza, votare il Professore è come non dichiarare una preferenza sulla destinazione dell'otto per mille; votare il comico, invece, è come destinarlo a Scientology.






Dal banchetto di Fermare il Declino a Bari







Ieri sono stato per un po' al banchetto di Fermare il Declino per raccogliere le firme. La gente reagisce nelle maniere più svariate. Ecco un breve sommario delle perle più luminose che mi sono state donate.

[questo mi vede avvicinarsi, appena apro bocca accelera il passo e mi fa:]
-Io ho chiuso.

[questo mi fa un gesto teatrale col braccio e spara:]
-Ma vafangùlo! 

-Ma stiamo scherzando? E COME FACCIO IO A VOTARE PER IL PARTITO DEI PADRONI??!!
(riferita)

-Ah, no. Figurati che io sto con Vendola!
(riferita)

-Non posso. Ho firmato già per la lista Monti, che mi fa schifo.
(riferita)

Q:- Salve! Stiamo raccogliendo le firme per Fermare il Declino.
[guarda da lontano il cartello, evidentemente miope. aggrotta le sopracciglia e mi fa, andandosene]
A:- Queste so' cose brutte!

-Ah no, guardi. Io sono anapolitico.

[un ragazzo sulla ventina]
A: Ciao! Stiamo raccogliendo le firme per Fermare il Declino.
A: Fermare il declino... ma di che parte politica siete?
Q: Beh, siamo un partito di ispirazione liberale.
A: Ah...
[ci pensa un po', poi mi fa con gli occhi sgranati]
A: ...e che vuol dire liberale?

(a proposito, prima o poi scriverò un post con tutte le risposte dei fiddini che ho sentito alla domanda, frequentissima e delle più difficili, "di che parte politica siete?")

[questo si avvicina direttamente a me e mi fa, senza salutare, in dialetto:]
-Scus, ma cuss' ce partite jè?

[un vecchietto sull'ottantina, basso, rugosissimo, in cappotto, forte accento barese, farfuglia tanto che capisco solo pochissime parole]
Q: Salve, stiamo raccogliendo le firme per presentare alle elezioni le liste di Fermare il Declino.
A: AH! E che partito è fermare il declino? [blargh blargh blargh] ... che voi siete giovani, non ne sapete niente! ... [blargh blargh] ...siete stati voi!! voi siete stati. [blargh blargh] ...io una volta sono addirittura stato SPARATO! mi hanno sparato, qua, proprio qua, perchè volevo andare a lavorare! e voi invece... [blargh blargh blargh] ...e quindi voi alla povertà lo volete andare! lo avete rovinato sto paese! dovete andarvene a fangulo! [da qui continua a farfugliare mentre si allontana, fermandosi e girandosi verso di me ogni tanto col dito alzato, come a voler evidenziare un punto importante del discorso]

A:- No, senta, io non mi riconosco nella politica. Sono anarchico.
Q:- E beh, e noi siamo liberali. Vogliamo rimpicciolire lo stato. Siamo amici quindi: una firma ce la può dare. Chi ci può essere di più vicino agli anarchici, nel parlamento, dei liberali?
A:- Non lo so... [ci pensa un po'] ..forse i Radicali.
Q:- Beh, effettivamente può darsi.
A:- Comunque è no, NO e NO! Io sono anarchico! oh!


Contributo su Brownies di Orazio A.


venerdì 11 gennaio 2013

Trascrizione integrale degli appunti presi da Silvio B. durante la puntata di Servizio Pubblico

Bello il ciuffetto tinto che spicca tra i capelli di Santoro. È il caso che me lo faccia anch'io? Sarà necessaria la permanente prima.

Che noia questo monologo di Travaglio, e dire che su Sky c'era Master Chef. Mi toccherà vederlo in replica.

Santoro ha esagerato col cerone, sembra Carlo Conti. Sta battuta gliela devo fare.

Sto per fare la caricatura di Travaglio. Ho scommesso 2 miliardi di vecchie lire sull'evenienza che Santoro mi fermerà e non mi farà finire il monologo. Non potrà resistere dalla tentazione stalinista di zittire l'avversario.

Quel filmatino della Merkel liberamente doppiata in diretta da Santoro mi ricorda le gag con gli animali di Paperissima. "Vogliamo stare viscini viscini". Sono davvero queste le armi segrete del trappolone che volevano farmi stasera? Poveretti.

Mi hanno rinfacciato una serie di mie dichiarazioni alquanto contraddittorie sull'operato di Monti. Sarà opportuno dire a questo manipolo di comunisti che in politica si fanno tante affermazioni ipocrite, di circostanza, alcune palesemente false, per sola strategia e che questo non è automaticamente immorale o sbagliato? No, secondo me non sono pronti ad una notizia del genere, nel paese dei Puffi dove loro vivono non esistono le strategie. Mi toccherà inventare qualche altra balla pur di farli contenti e lasciarli vivere nell'illusione che in politica si esprimano opinioni e non posizioni.

Con questo pubblico di complottisti devo sfoderare il mio miglior repertorio di cospirazioni: toghe rosse, controllo climatico (tempesta perfetta, ecc), sovranità monetaria, signoraggio. Tanto son tutte balle e lo sappiamo, ma chi guarda Servizio Pubblico si eccita con poco.

La tizia del pubblico-parlante ha nominato la Trilaterale e il complotto delle banche. Se le faccio notare che nella scenografia dietro di me c'è un'immagine di Mario Monti con un solo occhio (che tutto guarda) e l'altra parte del volto oscurata (ovvio simbolo massonico), è praticamente certo che stasera me la porto sul lettone di Putin. Magari durante i preliminari possiamo guardare un documentario sulle scie chimiche.

Se nomino un'altra volta Krugman è probabile che questa serata, da essere un'ammucchiata contro di me, mi porterà un bel pacco di voti in più.

Un altro riferimento contro il Trattato di Maastricht e mi becco pure i voti di Bertinotti. Tanto Faustone è milanista, sono voti rossoneri.

Devo ricordarmi d' inviare un SMS di ringraziamento al Dott. Ingroia. Con la sua candidatura alle elezioni mi ha servito la miglior battuta sui giudici comunisti e la miglior dimostrazione del mio teorema di sempre. Ah se solo avessi il cellulare! Comunque, se il Movimento Arancione riesce a sfilare abbastanza voti al PD e a SeL, allora mi toccherà fargli un bel regalo, altroché.

Mi prendono per culo perché ho detto che l'Italia è ingovernabile. E' bugia forse? Vorrei vedere se Marione Monti è in grado di mettere insieme una coalizione che abbia la maggioranza assoluta del Parlamento, tale da poter fare le riforme che gli garbano. Già così riesce a malapena a prendere la metà dei miei voti (quanto Grillo, per intenderci) e per farlo deve tenere insieme i mangiapreti coi bacchettoni democristiani e gli amanti delle tasse con i sedicenti liberisti. Che ridere! Li voglio vedere i liberisti, quando si ritroveranno ad essere una componente insignificante e minoritaria all'interno di un partito che vorrà fare tutt'altro, in una coalizione che terrà insieme sindacalisti, transfughi e trasformisti d'ogni sorta, il tutto con un patto di governo con il centrosinistra! Oddio, alcuni di loro ce li avevo proprio con me nel PDL, quindi sono abituati a fare i liberisti solo a parole. Non ne parliamo dei transfughi del PD: se hanno vissuto per una vita nel PDS con D'Alema, figuriamoci se avranno problemi etici nel supportare le politiche di Monti!

Saranno bombabili le due biondine davanti a me? Ho sempre avuto la fantasia di farle travestire da giornaliste.


Ovviamente la trascrizione è finta, ma io me la sono immaginata così :)
In ogni caso, ieri sera è stato un 6 a 0 per Silvio.


giovedì 10 gennaio 2013

Per oggi può bastare




Oggi fa veramente caldo, troppo caldo per essere una giornata di gennaio. Secondo me occorrono delle gomme specifiche, naturalmente, obbligatorie per legge. I lobbisti si attivino subito.
Da ieri ad oggi vedo condividere per la 713 volte il video della “montiana” Vezzali che voleva essere toccata da Abberlusconi. La gente si stupisce ma non vedo dove sia lo scandalo. Mica tutti nasciamo moderati.
“George confessa: dopo la Canalis si è rifatto le palle” così titola Libero di oggi.
Candidarsi nel PDL e votare SEL è l’ennesimo capolavoro di surrealismo vivente di Sgarbi. 
La prossima frontiera è condannare la partitocrazia antidemocratica e poi “provarci” con l’Altissimo, che non è mai stato eletto e mai avrà una maggioranza relativa in Parlamento, ma che molto probabilmente sarà per la seconda volta capo del governo. Vero, Pannella?
I radicali incontrano delegazione OSCE per denunciare che in Italia non c’è democrazia. Staderini su Facebook dichiara con entusiasmo che i tizi se ne sono andati con una tonnellata di carte. Sì, perché mo l’emergenza democrazia si valuta “a peso”. Nel frattempo scrivono Monti con la promessa (rectius, richiesta) di appoggiarlo. Un etto di coerenza, ogni tanto, non guasterebbe.
L’Altissimo intanto ora vuol candidare pure Samantha Fox, che vuol essere toccata più di ogni altra.
L’UE chiede che l’IMU sia “più progressiva”. Si sarà ispirata ad Angela Favolosa Cubista.