martedì 16 aprile 2013

L'insostenibile ambiguità sulla strage di Boston

Sono passate poche ore dalla strage avvenuta contestualmente alla Maratona di Boston. Su internet già si scatenano i commenti, nella migliore delle ipotesi -per così dire- "ambigui", a proposito della natura dell'attentato e dei suoi presunti scopi, sui quali ancora non è dato sapere alcunché.

Dalle parti dei complottisti di sinistra, dichiaratamente e genuinamente antiamericani ed antioccidentali già si lanciano teorie, anatemi o si avanzano dubbi. Una cosa è certa: con questa strage, per la prima volta, anche loro si stanno interessando alla guerra civile in Siria. Fino a ieri sostenevano che si trattasse di una montatura americana per giustificare un intervento armato. Oggi utilizzano i morti siriani per sminuire la strage in America. Insomma, tutto secondo copione.

Ironia della sorte, esattamente quarant'anni fa, si verificava un'altra strage, ricordata come "rogo di Primavalle", a Roma. Si trattò di un'azione di rappresaglia comunista contro i figli di un segretario di sezione del MSI. La loro colpa? Essere figli di una persona che la pensava nel modo "sbagliato". 

Nel 1973 come oggi, i comunisti parlano di complotto, di depistaggi, trovano giustificazioni o semplicemente negano. Non vorrei che oggi, come già nel 1973, essere figli di fascisti sia un po' come essere americani: una colpa da lavare col sangue.

La reazione del segretario di Rifondazione Comunista e di un suo fan,
gentilmente segnalatami da Federico L, amico e collaboratore de Il Popolo Marrone.

Commenti rilasciati dai fan de La Repubblica,
fan della pagina "Roba da Pdl" e su Twitter.

lunedì 15 aprile 2013

La banalità della moderatezza

Il voto dei moderati.

Un moderato al Colle.

I moderati non capirebbero.
I moderati vorrebbero invece...
Tizio è un moderato.

Dobbiamo ricostruire la casa dei moderati.
Moderati in Rivoluzione.
Moderati per Vendola.

In questi ed altri vuoti tormentoni riecheggia la povertà di un dibattito avvizzito per anni attorno a campioni mediatici come Noemi Letizia ed al gioco delle parti che ne scaturiva, nella dialettica politica, trasformata in un battibecco tra accusa e difesa di processi mediatici sempre più uguali tra loro.

Fa ridere, infatti, come ogni dibattito sui contenuti sia rimasto pietrificato per ben più d'un decennio, in favore di semplici contese tribunalesche. Oggi, nel tentativo di riportare qualche fatto o almeno qualche fatterello al centro del discutere politico, sentiamo rimpallare aggettivi di puro stile che dovrebbero significare o implicare qualcosa e invece sono solo una variante del parlar per metafore di Bersani o del parlar con Antani di Vendola. Con tutto il rispetto per Antani.

Recentemente, la stessa Noemi Letizia è stata scongelata dalla sinistra, ormai ben oltre la frutta e già in fase di digestione inoltrata, tant'è che si autodefinisce "liquida"

Ve lo dico io perché è liquida...

Una delle hits della brillantissima pagina "Roba da PDL"
"Moderati" è una parola che non significa niente. E non è nemmeno moderata la reazione che si può avere davanti ad uno schieramento politico che, con meno di mezzo punto percentuale di differenza alle urne, pretende di far razzie di poltrone, cariche e tenere in ostaggio un Paese intero.

La verità è che dalle parti della sinistra hanno un problema gigantesco con la democrazia e coi suoi meccanismi. Lo dimostrano in tutti i modi ed occasioni utili, scambiando diplomazia per complotto, rimangiandosi i fondamenti della democrazia elettiva e addirittura, come nel caso di Nicolàs Maduro, successore di Chavez alla guida della rivoluzione venezuelana, inventando un patetico misticismo da pubblicità dell'acqua minerale. Il futuro presidente venezuelano giorni addietro dichiarava che il compianto predecessore gli era venuto in sogno reincarnato in un uccellino, in una cappella di legno, nel bel mezzo di una preghiera, per dirgli di proseguire la sua grande opera da statista. Pur di comandare, loro sono in grado di fottersene finanche l'ufficialissimo materialismo ateo che da sempre utilizzano come credo di Stato.
Il commento del direttore di Stato & Potenza a proposito della
risicata vittoria di Nicolàs Maduro in Venezuela

Una risposta a quest'ostinazione per il nudo potere non può essere moderata ma fieramente radicale. Nel senso che bisogna incominciare a riscoprire qualche valore che è nel nostro DNA ed è pressoché sconosciuto altrove. Innanzitutto, il pluralismo. Poi, la cultura della diversità come ricchezza. Infine, ma strettamente connesso con quanto sopra, un approccio nonviolento ed autenticamente garantista ad ogni conflitto di carattere personale o sociale.

Non perché chi si è arrogato il titolo della (o delle) forze politiche del cambiamento, promettendo cose ridicole e perseguendole con comportamenti da villani, noi dobbiamo rispondere con un approccio reazionario o gattopardesco. Non è un lusso che possiamo permetterci. Il cambiamento ci dev'essere, necessita di andare nella direzione diametralmente opposta a quella suggerita dai giacobini del Movimento 5 Stelle e della sinistra. 

Ci piacerebbe dire, poiché filosoficamente ineccepibile nonché ortodosso dogmaticamente, che la soluzione migliore per noi sia un governo che non governa e passa un paio d'anni in vacanza. Come in Belgio. In Italia, al contrario, c'è bisogno di riforme che non hanno niente ma proprio niente a che vedere con la moderatezza. 

Il prossimo Presidente della Repubblica



E' questa l'occasione per ringraziare ufficialmente per questi ed altri contributi fotografici (e non solo) il mio ricercatore di "marronate", Gabriele C. (non scrivo il suo cognome per intero per non ritrovarmelo impiccato in Piazza Grande, a Modena). Senza di lui e senza le costanti segnalazioni dei miei amici della pagina Facebook Il Popolo Marrone, tutto questo non sarebbe possibile.

domenica 14 aprile 2013

Gli 11 motivi per cui sono andato alla manifestazione del PDL a Bari


1. Perché nel 1994 avrei indubbiamente e convintamente votato Forza Italia. Non l'ho fatto per questioni anagrafiche, non per altro. Mi sarebbe piaciuto, anche solo per poterne essere deluso a pieno titolo, in questo Paese in cui senza autorizzazioni non puoi nemmeno decidere di guadagnare due spiccioli con una torta fatta in casa.

2. Per sentire un ultimo saluto, davanti a decine di migliaia di persone, a Margaret Thatcher. Non c'è stato. Però abbiamo assistito a dieci minuti di smancerie per Raffaele Fitto. Ogni Paese ha i leader che merita.

3. Perché volevo constatare se è vero che la gente che va a vedere Berlusconi in piazza ottiene un compenso economico. In un Paese in cui quasi c'è da ringraziare, per l'opportunità che ti offre, chi lucra sui tuoi servizi e nemmeno ti paga, con la scusa che -per legge- ti starebbe formando, sarebbe grandioso ottenere un compenso semplicemente con la propria presenza. Al contrario, nella morsa di 100.000 persone accalorate e sgomitanti, c'era da pagare per riuscire a stare più larghi, non certo per aggiungerne altre. 

4. Perché mi interessava appurare se quelli che vanno a vedere Berlusconi sono come vengono descritti sui giornali di sinistra. Non c'erano i casi umani solitamente immortalati sul materiale fotografico del giorno dopo. O magari sì. Diciamo che non erano né più né meno di quelli che puoi trovare per strada quando vai a comprare un cartone di latte. Attività troppo burina per rientrare tra gli interessi di Ezio Mauro o Eugenio Scalfari.

5. Perché mi mancava una vacanza e volevo vivere per un pomeriggio un'esperienza da villaggio turistico. Musica, balli, animazione. Oddio, non è che gradissi tutta quella muscolare esibizione di napoletanità. Certo non potevo aspettarmi Ted Nugent. Però il gioco aperitivo è andato bene, ho anche vinto una Peroni. A due euro e mezzo è un furto, ma tant'è. 

6. Per vedere se anche i berlusconiani respirano, hanno gambe, braccia e due occhi piazzati in faccia. A quanto pare, bevono anche il caffè. Pensate, li ho visti addirittura pagare e ritirare lo scontrino. Cose da pazzi, insomma.

7. Per sentire l'ideatore di Equitalia e dell'Imu che basa le sue priorità di governo sulla loro eliminazione. Io dico sempre che solo i cretini non cambiano idea. Però lui sulla giustizia non  l'ha mai cambiata, allora come mai questa è ancora una volta nelle sue priorità e non l'ha mai riformata tutte le volte che ha governato, a parte qualche leggina a favore di tale imputato o a favore della mediazione obbligatoria? Non sono riforme della giustizia queste, ma solo rattoppi. E neanche ben fatti. 

8. Per suggerire a Silvio di scegliere Emma Bonino, come Presidente della Repubblica. Qualche inconfondibile cartellone giallo con scritta nera approntato sul cofano di un camion e il gioco è fatto (link!) . Sta a Berlusconi, poi, scegliere da quale parte stare. Se con chi ha dedicato la sua vita a portare avanti autentiche battaglie di libertà... o dalla parte di Massimo D'Alema. 

9. Perché sono un cittadino libero e vado dove voglio, senza bisogno di mettere la firma su qualche modulo per dare attestazioni ideologiche, come quando sono andato a votare Matteo Renzi alle primarie. Poi, a ben vedere, chi è più incoerente, io o quelli che prima parlano di decrescita felice e dopo indicono manifestazioni "contro la povertà"? Forse Bersani l'aveva prevista più divertente la decrescita? Se adesso fosse stato già premier, oltre che vincitore "virtuale" delle elezioni, la povertà sarebbe stata edulcorata con qualche particolare zuccherino ideologico?

10. Per assistere all'inizio della nuova campagna elettorale ed alla nuova panchinizzazione di Angelino Alfano. Unico Segretario di partito che non dice una parola, promette primarie "aperte", passa un mese e viene automaticamente smentito coi fatti da Berlusconi, appena ricandidatosi premier. Alla fine del comizio Angelino appare e si limita a salutare, timidamente, con la mano, mentre già scorrono i titoli di coda sulle note di "O suldato innammurato". 

11. Perché giusto ieri scoprivo l'esistenza del Disegno di legge n. 274 presentato dal Senatore Pdl Francesco Maria Amoruso per l'istituzione dell'Albo dei cuochi nonché l'Ordine nazionale dei cuochi professionisti, "assolutamente indispensabile" -secondo lo stellatissimo Chef Bruno Barbieri- per tutelare questa professione dalla tradizione millenaria. 
Potrebbero accedervi di diritto solo "i maestri di cucina e gli chef di cucina in grado di documentare almeno dieci anni di attività o che dirigono equipe di cucina composte da almeno quattro persone". Per tutti gli altri, niente titolo senza apposito esame d'abilitazione ...ovviamente bandito e organizzato dai contro interessati al superamento, ossia i loro competitor più anziani che, per questi "atti di buon cuore", saranno persino finanziati da tutti gli chef ed aspiranti che si sobbarcheranno le spese per mantenere i loro controllori.
Basta vedere qualche attività con un minimo di successo (si prenda ad esempio l'impennata d'iscrizioni agli istituti alberghieri) che prontamente gli addetti ai lavori chiedono sbarramenti o privilegi per legge e, prontamente, il legislatore li cucina ad arte. Non sia mai che in Italia possa esistere un'attività aperta al libero mercato ed alla libera scelta del consumatore. Ecco, a tal proposito, mi sarebbe piaciuto chiedere ieri se è questa la "libertà" che intendono e che ripetono come un mantra, dalle parti del PDL. 
La Thatcher, da lassù, ci fa una sonora pernacchia.

giovedì 4 aprile 2013

Altro che Emma Bonino, meglio Oliviero Diliberto!


Ruby Rubacuori legge una lettera aperta, all'ingresso del Tribunale di Milano. Parla dello sputtanamento che ha subito dal tandem media-magistratura. Lo stesso, per intenderci, che ha segretamente e forse inconsapevolmente condotto una campagna elettorale più che decennale in favore del Movimento 5 Stelle, da prima della sua nascita. Ruby dice che adesso ha una figlia e che alcuni perfetti sconosciuti, in Chiesa, le dicono "speriamo non cresca come sua madre". Aggiunge, tra l'altro, di non essersi mai prostituita. 

Di tutta risposta, il cosiddetto popolo della rete, che non è composto da pesci ma da gente marcia ancor prima d'essere pescata a strascico dal predicatore di turno, inizia a tirar fuori foto di repertorio tratte da qualche filmino fetish in cui Ruby ha partecipato. Sicché, nei commenti alle foto parte il consueto rosario di insulti "puttana", "troia", "zoccola", insomma il solito costume dell'intellettuale organico alla Sinistra. 

Stenderei un velo pietoso sul fatto che, per qualcuno, ancora oggi comparire in un video erotico sia sinonimo di meretricio. Ovviamente sorvolo anche sul fatto che, per questi smidollati, una ragazza con un passato del genere debba restare incagliata nell'immagine pubblica che di essa è stata data dal tandem di cui sopra. Inutile dire che, per questi cretini, una persona non ha nessun diritto di cambiare la propria storia a piacimento, reinventando se stessa con le proprie azioni, nel modo più collimante dalla propria identità in continua evoluzione. In altre parole, si è schiavi del passato, non si può cambiare. Una spogliarellista non può diventare una buona moglie e una brava madre. Per inciso, questo è l'humus culturale in cui si sviluppa quella concezione della figura della donna che la porta ad essere ripudiata o assassinata per i suoi presunti errori del presente o addirittura del passato. Perché nessuno può cambiare, specialmente le donne che devono portare la lettera scarlatta sul petto. Ma non è di questo che voglio parlare. 

Intendo parlare di altre donne. Mara Carfagna ed Emma Bonino. Della prima non ho mai apprezzato il suo passato. Non ho mai digerito, in particolare, la sua intenzione piuttosto bigotta di criminalizzare la prostituzione. Però, da quando non è più ministra, riesce a dire solo cose condivisibili, dal mio punto di vista. Nei dibattiti televisivi, ad esempio, riesce a far fare la figura dei deficienti a tutti i giornalisti che le capitano sotto tiro. Per non parlare degli avversari politici. Tra le dichiarazioni degne di nota, il suo endorsement di ieri per Emma Bonino, in vista della carica di Presidente della Repubblica. 

Ecco le reazioni del cosiddetto popolo della rete, che commenta la stessa notizia apparsa sia su Libero sia su Repubblica.




La visione del mondo delle persone è sperimentabile dagli insulti che lascia su internet. Come vedete, c'è un trait d'union straordinario tra il popolo del centrodestra ed il popolo del centrosinistra. Da questi insulti si capisce che vi è un sentire comune a tutta la popolazione che non può certo trovare appagamento e rappresentanza in Emma Bonino.

Nella società italiana c'è un livello di paternalismo spaventoso, di dimensioni incommensurabili. Il sentire è orientato pesantemente su posizioni illiberali, autoritarie, liberticide, sprezzanti della dignità dell'essere umano, della sua individualità e della sua storia intesa come progettazione di sé ed autodeterminazione.

In un Paese del genere Emma Bonino non può rappresentare nessuno. Può solo combattere, come sempre ha fatto, in una posizione di minoranza, in favore delle minoranze silenziose, per affermare i diritti di libertà di tutti, anche di quelli che, per debolezza, per timore o per ipocrisia, non sono in grado di esplicitarli.

Cosa ci farebbe, insomma, Emma Bonino come massima garanzia costituzionale in uno Stato-apparato sempre più intriso di merde socialiste declinate nei modi più vari, dalla sinistra alla destra, fino in grillolandia? L'attuale Parlamento è forse il peggiore della storia repubblicana, sicuramente il più illiberale. Se un Parlamento del genere eleggesse capo dello Stato una personalità come Emma Bonino saremmo in presenza di un mostruoso equivoco.

I più probabili per il colle sono i soliti nomi dichiaratamente vicini alla sinistra o acerrimi nemici della destra, amati anche dai grillini per la loro militanza fuori dai partiti. Si parla di Zagrebelsky, Fo,  Rodotà e della Boccassini. Qualcuno suggerisce anche D'Alema e Prodi. 

Sarebbe ingeneroso, dopo un lungo corso di Presidenti tutti provenienti dal mondo della sinistra socialista, comunista o cattolica, cedere ad una cultura diversa proprio adesso che abbiamo un Parlamento così nemico delle libertà ed anti-occidentale. Tuttavia, se posso esprimere una preferenza, mi permetto, sommessamente, di tirar fuori dal cilindro un altro nome che preferirei a tutti gli altri. 

Si dà il caso che la Presidenza della Repubblica non sia un premio alla carriera per i politici che non hanno mai avuto il fegato di candidarsi e di esporsi al giudizio dell'elettorato, né una discarica per i trombati alle elezioni. Tuttavia, se proprio dobbiamo eleggere un comunista escluso dal Parlamento, al vertice delle istituzioni repubblicane, tanto vale mettere Oliviero Diliberto, comunista da sempre in modo esplicito. Lui, a differenza di altri, un po' di voti in vita sua li ha presi e qualche battaglia tra le persone l'ha pure fatta. Magari battaglie sbagliate, non condivisibili, almeno per me, ma almeno tutte condotte non nell'odio cieco nei confronti di qualcuno ma nel nome di un ideale, anche se sepolto dalla storia. 

Le idee sbagliate prima o poi si rivelano tali. Le ossessioni, invece, mandano in pappa il cervello. A volte, persino una nazione.