venerdì 29 marzo 2013

Beppe Gillo, tra teledipendenti cronici e videogame sparatutto



Gli eletti Cinquestelle non sono né onorevoli, né senatori, né generici cittadini. Sono incalliti teledipendenti. Loro hanno una naturale repulsione nei confronti della tv come un adolescente brufoloso odia la propria mamma. Perché è con il tubo catodico che si sono formati, sostituendo con esso il cordone ombelicale; è lì che hanno costruito la loro visione politica e la loro muscolare antipatia. 

Non è un caso che la capogruppo Roberta Lombardi, al primo faccia a faccia istituzionale con Pierluigi Bersani, diceva di sentirsi come in una puntata di Ballarò.

I Cinquestelle, di fatti, hanno avuto solo contatti con la rappresentazione mediatica della politica, che non sono sono in grado di distinguere dalla realtà. Si sono nutriti della bava alla bocca e della bile del telespettatore di Ballarò e di Annozero, hanno preso una laurea in scandali de Le Iene ed un master in Che Tempo che Fa e Parla Con Me. Hanno seguito il catechismo di Voyager ed hanno preso la comunione di Mistero, su Italia 1.

Il loro cruccio più grosso è quello di contare le caramelle e scoprire i segreti celati dalle mani che tappano le telecamere degli inviati televisivi. Com'è possibile, oggi come oggi, recuperarne l'animo sano e responsabile? Loro si sentono ancora come fossero sulla poltrona di casa, col telecomando e l'apriscatole in mano, tant'è che i due leader non sono nemmeno in Parlamento. Si prenda ed esempio Chi vuol essere milionario: il pubblico a casa conosce tutte le risposte. I grillini in Parlamento rappresentano quel pubblico che irrompe in trasmissione per menare Gerry Scotti dopo decenni di risposte rimaste sulla punta della lingua. Ecco che si spiega la loro supponenza, la loro arroganza e l'antipatia a fior di pelle. Per questo motivo non voteranno mai la fiducia ad un governo e non presenteranno disegni di legge, almeno finché non saranno certi che nessuno avrà mai voglia di prenderli in esame.

I capigruppo Cinquestelle, invece, trovano il loro prototipo in Ambra Angiolini ai tempi di Non è la Rai. Prendere ordini a distanza attraverso un auricolare è il massimo della democrazia per Beppe Grillo. La parvenza di spontaneità è parte del gioco, come per le teenager ballerine - cantanti in playback del programma di Gianni Buoncompagni.

La fissa della rendicontazione assoluta non è funzionale alla creazione di una "casa di vetro" per le istituzioni, ma solo il cavo del joystick per il personale videogame di Grillo, una specie di arcade "sparatutto" bidimensionale. Una è la "dimensione vaffanculo" e l'altra è la "dimensione Kasta". Lo scopo del gioco, naturalmente, è sparare senza sosta. I bersagli mobili sono raffigurati da "schizzi di merda digitale", pixel color marrone, sempre in due dimensioni, dietro i quali si celano fake, trolls e cloni. A questo si riduce il dibattito politico nell'era della democrazia dal basso.

L'enorme massa di debiti dello Stato nei confronti delle imprese, molte delle quali letteralmente boccheggianti, il cui parziale sblocco è una delle innumerevoli e drammatiche urgenze improcrastinabili per il Paese, rappresenta solo un ambiente di gioco in 16 bit inerte e disattivato nella dinamica dello sparatutto.

La cittadinanza, trasformata in "popolo del web", è ridotta a pochi impulsi elettronici disattivabili con un segno di spunta su un forum, con la facilità con cui si banna un account o si cancella un commento sgradito.

La trasparenza, degenerata in cultura del sospetto, diventa strumento per nuove e perverse forme d'autoritarismo.

lunedì 25 marzo 2013

Lo scontro Grasso - Travaglio: una partitella di calcetto da oratorio


Diversamente dalle solite brutali telefonate di Berlusconi, quella di Grasso a Servizio Pubblico è stata chiara e determinata. Secondo il Presidente del Senato, Travaglio ha fatto accuse infondate ed infamanti ed una settimana è decisamente troppo ristabilire l'onorabilità messa in pericolo dal giornalismo, per così dire, "militante" de La7. 

Dopo qualche giorno, il mondo della sinistra e dintorni sembra sconvolto, più che dalle difficoltà nel formare un governo, dagli aspri scontri nel giornalismo di propaganda. La contesa ha ad oggetto la fissazione della location per la partita che metterà a dura prova l'asse PD-M5S. 

Una partita difficile. Questo perché a segnare i punti non potranno essere le palle in porta, bensì il pubblico twittante. Parliamo di persone così estranee alla logica della politica (e della vita, aggiungerei) che considerano "inciucio" qualunque cosa. Persino le intese dettate dalla Costituzione, al fine di garantire la nomina di cariche dello stato che salvaguardino gli interessi di tutte le parti politiche. Per loro è un inciucio finanche un accordo di governo, ossia una cosa più che normale se s'intende anche solo valutare una per una le leggi che s'intenderà presentare al Parlamento.

Attorno alla sinistra parlamentare, composta dall'Usato Sicuro e dai narratori di SeL, c'è tutta una zona grigia che non è composta semplicemente da inguaribili socialisti e nemmeno da puri complottardi, ma da una via di mezzo tra le due cose. Una specie di "popolo di Report", per farla breve. Parliamo di persone che non stanno col Piddì ma snobbano anche qualunque altro essere vivente dotato di respiro (vanno d'amore e d'accordo con pesci, piante e funghi).

Con l'estrazione dal cilindro dei nomi Boldrini e Grasso, il buon Bersani è riuscito a coagulare i consensi di tutta questa società intermedia, non completamente alienata dal grillismo irriducibile e non completamente convinta dalle patetiche metafore dei post-comunisti. Soprattutto, quel che conta, è che Grasso abbia convinto anche qualche grillino in Parlamento. "Meglio di Schifani, no?" 

Per scongiurare la defezione di altri voti tra le fila dei grillini, parte la serrata del Padre Padrone dal suo blog. Non solo. I mezzi d'informazione vicini a Grillo presto si affrettano a rimarcare la loro distanza da Grasso e a spaccare quel ponte che sembrava prossimo ad una realizzazione in tempi brevi. In quest'ottica bisogna analizzare il fango su Pietro Grasso. Prima questi era uno strumento del negoziato, poi è diventato una bestia sacrificale per mandare a monte ogni speranza di intesa tra post-comunisti e complottar-statalisti anonimi. Il motto di questa fase è "Grasso è Schifani meno Elle".

In pratica, per spaccare ogni possibile tavolo d'intesa, è necessario un derby nel grande mondo della sinistra e dintorni. Peccato che questo teatro interessi davvero poco agli italiani, già proiettati sulle colombe da scartare in onore al nuovo tenerissimo Papa.

Si tenga conto anche dell'enorme spettro che si annida nella guerra del Bene contro il Male presso Servizio Pubblico: l'ultima annunciata "resa dei conti" in tv da Santoro si è trasformata nel più grande passaggio della campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Insomma, il condannato a morte ha elettrizzato tutti i suoi aguzzini ed ha fatto la sua grande rimonta che per poco non si è trasformata in una sconfitta per Bersani. 

Siccome, dunque, lo scontro potrebbe risolversi in un boomerang esplosivo nelle mani dei sabotatori dell'intesa PD-Grillo, sorge il bisogno di maneggiare questa storia con estrema cura. Si dà presto il via alla lotta di trincea fatta di tweet tra conduttori, direttori e primedonne del giornalismo militante.

Finisce che il derby si trasforma in una partitella di calcetto da oratorio. Da una parte abbiamo la sinistra bene, onestamente ancorata ad un magistrato per bene e senza scheletri nell'armadio, tanto che Travaglio non aveva nemmeno il solito foglietto da leggere senza contraddittorio, costretto ad andare a braccio dalla necessità di spezzare in forma dialogica la supercazzola prematurata da fare a Grasso. Nella squadra organizzata dal PD ci c'è il meglio della nazionale cantanti impegnati, il meglio della nazionale aspartamo-fobici e qualche occasionale fantasista della tassa. Tutti interessati a mantenere salda e genuina l'o.p.a. del Partito Democratico sui grillini (quando solo loro a farlo, si chiama "scouting", ricordiamolo), per scalfirne l'unità ed ottenere quanto basta per un governo di larghe paranoie.

Dall'altra parte c'è una squadretta scalcagnata fatta da un club d'irriducibili dell'antagonismo. Signori del "No" e del nasino all'insù. Professionisti del regolamento di conti tra fazioni interne alla magistratura. Intendiamoci, si tratta di persone che non hanno mai partecipato nemmeno ad un'assemblea di condominio. Polemici per vocazione, sfascisti per ambizione. Sì, perché solo col rifiuto di ogni trattativa col PD è possibile ottenere il risultato più ghiotto per il M5S in qualità di partito di vocazione autoritaria: procrastinare la fase del governo a quando Grillo avrà i numeri per essere solo al comando, attraverso una parentesi preparatoria e di opposizione parlamentare ad una rinnovata intesa PD-PDL che sia la naturale prosecuzione del festoso anno del Governomonti. Musica per le orecchie dei complottardi, un piatto ricchissimo per chi si nutre del mito del cosiddetto Piddìmenoelle.

Al momento della prenotazione del campetto dove disputare la partita, la squadra degli irriducibili capeggiata da Travaglio inizia a rompere le palle perché secondo questi il fatto di prenotare il campo di calcio sarebbe un inciucio. Allora ci si abbandona al caso e si disputa la partita in un parcheggio, usando le pantofole di Battiato per individuare la porta. Qualcuno acquista un Supersantos, indispensabile per il gioco. Così gli irriducibili piantano un'altra grana: acquistare un pallone può essere un atto di corruzione che nasconde un inciucio con il negoziante. Allora niente pallone, si gioca con una matassa di giornali appallottolati con del nastro isolante. Proprio prima d'incominciare lo scontro tra le due squadre, ci si mette d'accordo per decidere da quale parte del campo debba disporsi ciascuna squadra. Non fosse che anche questa si rivela essere un'altra occasione per un inciucio. Naturalmente gli irriducibili dicono di volersi affidare al caso. Lanciano una moneta. Uno di loro, giustamente, fa notare che su quella moneta da mezzo euro, ci sono almeno venti centesimi di signoraggio bancario. Per farla breve, ciascuno se la gioca a casa sua. Alla playstation.




domenica 24 marzo 2013

La sinistra impartisce lezioni di stile ai manifestanti PDL

Ieri il PDL era in piazza a Roma. Sono tante le riflessioni possibili, nel merito. Ma non ne farò nemmeno mezza, come tutta la stampa che si rispetti. 

Mentre ieri Silvio teneva il suo show, gli organi d'informazione online della sinistra "per bene" si sono trasformati in fashion blog alle prese con l'attenta analisi del vestiario e della cura del look dei manifestanti di centrodestra, invece di dar lustro all'illuminante scoperta di Paolo Flores D'Arcais, del Popolo Viola, MicroMega e intellettuali dello stesso rango, in merito alla presunta ineleggibilità del Cavaliere, ai sensi di una leggina mai applicata vecchia di cinquantasei anni e rinvenuta dopo un ventennio di impegno politico (e quattro governi) di Berlusconi. 

L'informazione progressista italiana si disinteressa della sua piazza"giustizialista" e della consueta guerriglia no tav, per passare a dispensare consigli sull'abbigliamento.

Fiumi di foto, per stigmatizzare la trasandatezza e la mancanza di buongusto nel Popolo dei berlusconiani. Alcuni, a quanto pare, esibivano persino cartelli con palesi errori ortografici. Diversi ritratti addirittura immortalavano dentature non proprio in ordine, in bocca ai seguaci del Caimano. C'erano finanche alcuni anziani, uno scandalo. 

Queste cose possono passare inosservate in una piazza normale, ma non quando è attiva l'attenta lente dei radical chic della sinistra. I vecchi, i brutti, gli sdentati gli ignoranti e gli emarginati non possono esistere o, comunque, non possono manifestare. 

Le battute sul nanismo di brunetta e le affermazioni sull'esigenza di un titolo di studio "abilitativo" all'esercizio del diritto di voto sono solo alcuni dei vezzi più ricorrenti nella sinistra salottiera, da sempre nemica di chiunque possa essere tacciato di inferiorità. 

Se il centrodestra non soccombe attraverso libere elezioni, dev'essere tramortito coi processi. Se i processi non bastano, si preparano petizioni cavillose su principi di legge inesistenti e ridicoli, già utilizzati e ritenuti inapplicabili in passato. Se anche questo non va bene, si sfocia su battute d'atelier, per mortificare il malvestito elettore dell'avversario. 


A un certo punto i fashion commentatori escogitano un colpo di genio per ridimensionare il peso politico del popolo in piazza. A riempire Piazza del Popolo erano solo gruppetti di figuranti. Questo, quantomeno, è quello che il popolo del web si affanna a chiarire sui social network e a trasferire sui giornali.

Un elettore di sinistra, arbiter elegantiae, in una lectio magistralis di stile.
La manifestazione di ieri non sarebbe da considerare perché, oltre ad essere presente brutta gente (forse pure puzzolente), era piena di busti di cartone o ologrammi. Probabilmente rettiliani, tutti rigorosamente travestiti (ecco spiegati i pessimi accostamenti cromatici). 

Si sprecano i titoli di giornale che fanno riferimento a manifestanti di professione, al soldo del PDL. Come dire che i soliti rompicoglioni anti-tutto ad uso e consumo della sinistra, che si riciclano di manifestazione in manifestazione praticamente contro ogni segno o prodotto della civiltà umana, sono manifestanti "autentici", mentre il popolo del centrodestra, solitamente isolato, umiliato e preso a pesci in faccia da ogni centro di presunta-cultura italiana, buono solo ad essere spremuto come un limone, quando decide di riunirsi in piazza, viene rappresentato come un manipolo di professionisti della protesta. Questo, detto da chi ha fatto delle manifestazioni di piazza un legittimo strumento di consenso, aggregazione e lotta politica e che da sempre carica gratis sbandieratori, cantanti di slogan e sputatori sugli autobus del sindacato.
Elettori di sinistra alle prese con la loro quotidiana attività di falsificazione.

Il fatto è che il popolo della sinistra ("l'Italia giusta", come è solito auto-titolarsi) rilascia patenti di bellezza, per squalificare dalla scena politica chi non porta i capelli all'ultimo grido. 

Chi non è bellissimo è ritenuto "impresentabile" o una specie di fantoccio di polistirolo. 

Il problema, piuttosto, è il seguente: questa sinistra classista è o non è schierata dalla parte degli ultimi? Lo chiedo perché ho motivo di dubitarne. Questa sinistra che ritiene che lo sviluppo e la crescita economica siano barbosi optional imposti dalla mentalità tardo borghese davvero crede di parlare ad un elettorato fatto di persone che vivono, mangiano, bevono,lavorano, crescono e procreano? Perché, ogni tanto, leggendo i loro discorsi, mi pare si nutrano di parole tipo "conflitto d'interessi", "ineleggibilità","presentabilità" e passino le loro giornate a fare onanistiche letture di intercettazioni e spifferate dei processi a carico di Berlusconi. Il tutto, credendo che basti questo a far di loro persone informate, impegnate e profonde. Questa sinistra dissociata dalla realtà si stupirà ancora del fatto che i presunti impresentabili, queste sagome di polistirolo prima o poi torneranno a votare? Perché il fatto che si aspettino ogni volta il tracollo delcentrodestra (che puntualmente non si verifica) mi fa pensare che davvero siano convinti che i sostenitori del centrodestra siano il prodotto di qualche assurdo trompe l'oeil. 

Mi vengono in mente le commesse con la puzza sotto il naso in un negozio d'alta moda nel film "Pretty Woman". Passa Julia Roberts, vistosamente appartenente al popolino. Quest'ultima si mostra interessata ad un abito. Le commesse, tuttavia, con fare snob, la cacciano. Questo è ciò che fa la sinistra con l'Italia reale, quella in carne e ossa e con bisogni ed esigenze tangibili. La sinistra preferisce nettamente l' "Italia giusta", ossia quella creata ad immagine e somiglianza del Vetro Soffiato e de La Bustina di Minerva o appena uscita da un numero di Vogue.  Ologrammi.






martedì 12 marzo 2013

Appello ai grillini sulla fiducia

Mai, dal dopoguerra a oggi, il Parlamento italiano è stato così profondamente rinnovato dal voto popolare. 

Per la prima volta il popolo marrone è parte cospicua delle due Camere, anche se la presenza di Rivoluzione Civile sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Peccato.

Per la prima volta ci sono i numeri per andare di corpo: un cambiamento sempre invocato, mai realizzato. Noi intellettuali, cantanti, autori ed altri strumenti vari ed eventuali nelle mani della sinistra abbiamo provato per decenni a risolvere il problema della mancanza di regolarità intestinale della popolazione italiana con le nostre opere d'arte. Sarebbe grave e triste che questa occasione venisse tradita, soprattutto in presenza di tante fibre e di fermenti lattici vivi.

Fermenti lattici vivi
Noi chiediamo, nel nome della volontà popolare sortita dal voto delle primarie che hanno incoronato leader del centrosinistra L'Usato Sicuro, che questa ideologia del vecchio e del marrone non venga travolta dall'umiliazione elettorale, affinché possa preservarsi il vertice del Partito nelle sue chiusure settarie, grazie alle diffidenze del popolo della sinistra feticista che ha condotto una campagna di odio, pregiudizio ed ignoranza contro Matteo Renzi.

Lo chiediamo gentilmente, ma ad alta voce, senza avere alcun titolo istituzionale o politico per farlo (ci candidiamo la prossima volta, non ora, siamo ancora utili come intellettuali, fucine instancabili di programmi e film impegnati), ma nella coscienza di interpretare il pensiero e le aspettative di una maggioranza vera, reale di italiani.

Questa maggioranza, fatta di cittadine e cittadini elettori che vogliono voltare pagina dopo vent'anni di scandali, bandane, di malapolitica, di cene eleganti, di sperperi, di prepotenze, di illegalità, di discredito dell'Italia nel mondo, di televisioni private che si chiamano Canale Cinque, Italia Uno e Rete Quattro, chiede ai suoi rappresentanti eletti in Parlamento, ai loro leader e ai loro portavoce bellissimi e sbaciucchiosissimi, di impegnarsi fino allo stremo per riuscire a dare una fisionomia politica, dunque un governo di alto profilo, alle speranze di cambiamento. Magari poi Er Bandana finisce al gabbio e facciamo una festona di quelle che ti svegli nudo, già al sesto mese di gravidanza.


Ciabatta da tenere in bocca quando si parla da intellettuale
Insomma, cari grillini, datela sta cazzo di fiducia a sto cazzo di Partito Democratico. Che se no ogni giorno assisteremo a deportazioni di "intellettuali" sui giornali di partito per convincervi a formare questo benedetto governo di larghe sgommate.

Pure voi avete un prezzo, comunicatecelo! Vi possiamo regalare una gigantografia di Krugman e Stiglitz oppure loro stessi in persona. Se gradite, li convinciamo a dire (per finta) che è vero che l'hanno scritto loro il vostro programma di governo. Se volete, vi diciamo che manterremo le vostre promesse e gli "otto punti" d'accordo. Sì, come le 300 pagine del programma di Prodi.

Possiamo persino smetterla di dossierarvi e sputtanarvi sui giornali, con quella storia del resort a Montecarlo. Vi promettiamo che torneremo ad occuparci di Berlusconi e di non minacciarvi più di sostituirlo con Grillo, nel nostro quotidiano tiro a freccette.

Vorremmo darvi tanti altri motivi più intelligenti per appoggiarci, ma ci accontenteremo di quello più importante: se gli italiani provano un annetto di tandem comunisti-cinquestelle/cinquestampelle, il Movimento 5 Stelle farà la fine dell'IDV: svenduta al dettaglio nei suoi pezzi migliori ed abbandonata alla raccolta differenziata nelle file della mitica Rivoluzione Civile (perché noi ci teniamo all'ambiente). Il Partito Democratico, eroicamente, come Bruce Willis in Armageddon, prenderà con sé la meteora 5 Stelle e la porterà a largo, nello spazio profondo, dove potranno esplodere insieme e sparire definitivamente.

domenica 10 marzo 2013

Silvio si sta trasformando in uno degli X Men

Sulla congiuntivite di Silvio Berlusconi sono state date tante informazioni false, utili solo a depistare l'opinione pubblica.

Ebbene, non si tratta di vera congiuntivite o uveite bilaterale, Berlusconi sta diventando un mutante, dotato di veri e propri superpoteri. 


La sua lunga passione servirà a proteggere l'umanità dalle forze del male, a velocizzare la macchina burocratico-giurisdizionale e ad evitare il dramma delle prescrizioni.


Primo superpotere
Silvio Ciclope riesce a far lavorare la macchina della giustizia a ritmi frenetici.

Secondo superpotere
Silvio dall'occhio laser riesce a mantenere in attività i magistrati persino di sabato pomeriggio.

Terzo superpotere
Berlusconi riesce a rivitalizzare procedure morte come quella della "visita fiscale".

Quarto superpotere
Il Cav. riesce a rendere reperibili in cinque secondi i consulenti medico-legali con il suo sguardo atomico.

Quinto superpotere
Il nostro eroe fa depositare immediatamente le motivazioni delle sentenze.

Sesto superpotere
Il nuovo mito della Marvel rende incostituzionali persino le manifestazioni di piazza più pacifiche, quando invece sono permesse ed amatissime le stagionali coventrizzazioni delle città per mano dei liceali armati d'ascia, patrimonio dell'UNESCO e del PDS. Basta che una di queste manifestazioni sia in favore di Berlusconi affinché automaticamente salti in aria in mille frantumi grazie all'energia irradiata dai suoi occhi.

Settimo superpotere
Ripristina i reati dimenticati come quello di violazione del segreto istruttorio. Il suo gran cuore gli permette d'assorbire tutta l'antigiuridicità dei fatti altrui, come nel caso della scalata Unipol-BNL, grazie al potere della violazione del segreto istruttorio, e di prendersi la condanna per gli altri. Questi ultimi, in compenso, moltiplicano banche e danni, ovviamente tutto a causa del potentissimo Abberlusconi e del suo conflitto d'interessi, così grande che copre pure quelli degli altri.

Ottavo superpotere
Tiene insieme in stato d'immobilità ventennale tutta la sinistra italiana, completamente cristallizzata nei salotti. Non solo! Riesce persino a rendere autolesionisti i suoi avversari. Con il suo sguardo killer, Silvio impone al nemico di auto-mutilare il loro uomo migliore, Matteo Renzi, e quindi a perdere in grande stile, anche quando riesce a prendere qualche voto in più. 

Nono superpotere
Rende incapaci d'intendere e di volere i simpaticissimi lanciatori di statuette.

Decimo superpotere
Mette al sicuro la Rai da ogni tentativo di privatizzazione. Perché "metti che poi se la compra lui".

Undicesimo superpotere
Rende credibile Ciancimino junior.

Dodicesimo potere
Berlusconi rinasce sempre dalle sue ceneri e fa andare in fumo il cervello degli altri, diventando una specie di ossessione morbosa e degenerativa.




venerdì 8 marzo 2013

Mara Venier alla scoperta dell'assassino di Hugo Chavez



Hugo Chavez è morto di tumore, di cui soffriva da un paio d'anni. Protagonista del più grande esperimento totalitario contemporaneo? Vorace distruttore e divoratore delle ricchezze della sua nazione? Pura e semplice canaglia? Il più grande indossatore di collezioni di tute in acetato? A queste domande potrà rispondere solo la storia. Oggi siamo chiamati a risolvere un problema diverso: chi lo ha ammazzato e perché? La risposta potranno darcela solo Mara Venier ed il mondo del talk show criminologico italiano.

Le voci sul complotto a stelle e strisce impongono che si faccia immediata chiarezza. Nicolas Maduro, vice di Chavez, dichiara immediatamente che il Presidente perpetuo è stato "contaminato dagli USA". Questa è la linea ufficiale di colui che probabilmente sarà il futuro Presidente del Venezuela. Anche se questo lo decideranno, come sempre molto democraticamente, gli stessi venezuelani. Per assicurarsi la "regolarità" del post-Chavez, infatti, l'esercito è già tutto riversato nelle strade del Paese. Ad asciugare le lacrime della popolazione, è evidente.

Delle indagini venezuelane per individuare i precisi responsabili dell'assassinio, sicuramente, sapremo qualcosa man mano che le informazioni verranno fuori, vista la sacralità del segreto istruttorio solo quando sono in ballo i kompagni. Infatti, sarebbe un bel guaio se ad essere indagati fossero sempre socialisti: non si stamperebbero più i giornali. Almeno in Italia.  

Lo ricorderemo così, come il Presidente che ha vinto "alcune battaglie decennali contro il cancro dell'imperialismo" (Piergiorgio Odifreddi), come colui che in occasione della giornata mondiale dell'acqua, nel 2011, dichiarava "Non è da escludere che vi sia stata una qualche forma di civiltà su Marte. Ma forse sul pianeta rosso sono arrivati il capitalismo e l'imperialismo ed hanno distrutto tutto". 

Imprescindibile la sua massima "Un fascista non è un essere umano. Un serpente è più umano di un fascista", twittata tutta la notte da centinaia e centinaia di suoi accalorati fans. Piegati nel dolore, anche quelli di Forza Nuova Lecce, omaggiavano il già compianto presidente venezuelano. I neo fascisti e gli inguaribili comunisti più si odiano e più si attraggono (e dicono esattamente le stesse cose).

Non si può non menzionare la saggezza del Popolo Viola, campione di diritto costituzionale, che twitta "a differenza di Monti, che non è mai stato eletto, Chavez è stato eletto quattro volte. Chi è il dittatore?". Insostituibile.

Notevoli anche le parole di Bartolomeo Pepe, neo senatore 5 Stelle: "Chavez è un modello, non Bersani". Così, giusto per ricordarci come mai Grillo non vuol mai togliere la museruola ai suoi boys. 

Finalmente il saluto più atteso, quello di Ahmadinejad. Dall'Iran ci fa sapere che "Chavez presto risolgerà, come Gesù". 

Un'intera clinica per la salute mentale non basterebbe per dare onore alle tante problematiche che vengono in evidenza in quest'allegro club. Ma è il nuovo corso italiano, e dobbiamo rispettarlo. Tra poco anche in Italia inizieremo con le campagne di espropri e di crocefissione degli investitori stranieri. Ma non prima di aver risolto il giallo della morte di Chavez.

Il primo atto del prossimo governo Grillo-Bersani, appena questo metterà le mani sulla lottizzanda Rai, sarà la messa in onda di una furiosa stagione di puntate de "La Vita in Diretta" interamente dedicate al giallo del piccolo Chavez.

Immagino la scena, da "abbiamo una banca" i kompagni passeranno ad "abbiamo un talk show pomeridiano" perché di banche ne hanno avute fin troppe (con conseguenziali figure di merda). Sono esperienze politiche importanti: non è da tutti sguazzare tra delitti e gossip nella fascia oraria dedicata alla digestione.

Gli USA, la culla del male, hanno ammazzato il Presidente. Questo è assodato, lo sanno anche i muri. Ci si chiede come possano averlo ucciso e soprattutto le motivazioni.

E' importante accertare tutto e sbattere i mostri sui giornali, in un Paese come il nostro in cui la stampa non critica ed anzi esalta una sentenza "esemplare" in cui si trasforma un chiaro omicidio colposo (ThyssenKrupp) in un omicidio volontario, per via di un dolo eventuale dalla tenuta così instabile che mai avrebbe potuto superare il vaglio dell'appello. L'importante è illudere i parenti delle vittime coi titoloni sui giornali ed immortalare almeno due minuti di urla lancinanti, in fase di delusione, da mandare in onda a reti unificate in ogni tg. Mica i nostri media possono spendere quei due minuti per spiegare che, in casi come questo, mai e poi mai qualcuno finirà condannato per omicidio volontario. Poi i giornalisti si domandano le motivazioni del successo elettorale della politica dell'insulto, degli strilli e delle soluzioni grevi.

Ebbene, grazie a divanate e divanate di opinionisti, nei pomeriggi dei prossimi mesi, indagheremo sul movente statuintense. Paolo Crepet, il tipo dei Ris, Carmen Russo, l'onnipresente criminologa bionda e Don Mazzi sono già pronti ad indagare sui profili psicologici della vicenda. Probabilmente,  dicono gli esperti, gli USA non hanno mai risolto i loro problemi relazionali con la loro mamma.  Ospiti fissi, il moralista di turno ed il solito bastian contrario che oserà sostenere che gli Stati Uniti sono innocenti perché non hanno gli occhi di ghiaccio tipici dell'assassino. Peraltro, al funerale hanno pianto tantissimo, non possono essere stati loro.

Sono già pronti due scoop derivanti dai rilevamenti sul computer degli Stati Uniti. Risulta, in particolare, che questi possedessero un'ingente quantità di file pornografici. Non solo. Pare che avessero addirittura una relazione extraconiugale. Sono entrambe ottime ragioni per trasformarsi in assassini. Si inizia sempre col visionare siti porno e si finisce con una pistola spara-tumori in mano, pronti ad assassinare il primo Presidente che passa. L'infedeltà è un altro brutto segno, il primo dei modi per riconoscere un killer da talk show. Con cose del genere si finisce sempre condannati prima che inizi il gioco dei pacchi, alle 20.00. Poi magari il giudice si pronuncia con l'assoluzione piena e scatta l'indignazione di massa perché i telespettatori erano convinti che la sentenza del talk fosse inoppugnabile.

Scommetto che Piero Sansonetti interverrà solo per difendere gli USA e rimarcare ancora una volta la sua distanza dalla sinistra plebea ed ancora attaccata al relitto ideologico dell'anti americanismo (e magari non bisognosa di un nuovo editore per un altro nuovissimo giornale di sinistra che dica sempre e solo cose di destra).

E' già pronto il plastico del capitalismo assassino. Made in China, naturalmente.

C'è chi parla di particolari scabrosi, chi addirittura dice che Chavez fosse incinto. Già rimbalza online l'esistenza di centinaia e centinaia di sms compromettenti tra Chavez ed il belloccio del paese, in cui si discuteva di appostamenti per osservare le coppiette infrattate nell'apposito boschetto dove ormai crescono piantagioni di condom. Con sms del genere, un noto gruppo editoriale italiano potrebbe campare per almeno otto mesi, arricchendo le multinazionali dei fazzolettini di carta e la kasta degli oculisti italiani. E chi se li scorda i tempi grandiosi di Culoflaccido, le Olgettine, Noemi Letizia e Patrizia D'Addario? Adesso non hanno occhi che per Grillo ed i suoi affari nei paradisi fiscali, purtroppo. Hanno creato un mostro ed ora, dopo la scottatura elettorale, provano a sgonfiarlo per riportare voti a sinistra, gettando fango su uno che col Fango Quotidiano si è nutrito per almeno dieci anni.

Nessuno, comunque, riesce a capacitarsi di come abbiano potuto uccidere un così bel ragazzo come Chavez. Un fotomodello del genere non lo puoi toccare nemmeno con un garofano rosso. Fosse stato un cesso, magari, avrebbe potuto far carriera come quota rosa nel PD.

Voci sparse indicano la pista della carne di cavallo. In effetti, più probabile della teoria della pistola spara-tumori americana pare essere la storia delle polpette Ikea, notoriamente contaminate dalla carne di cavallo ed intrise di microchip, che in America già spopolano sotto pelle, lo dice persino il grillino intervistato in tv, quindi è vero. Non si tratta mica delle balle della kasta.

La probabile arma del delitto.
Eppure, i vicini dicono che questi USA sembravano bravaggente, persone normali. Salutavano sempre. Non ci si spiega come possano aver commesso un crimine del genere. Nel frattempo, importanti intellettuali in tutto il mondo chiedono di riflettere sulla facilità con cui è possibile acquistare pistole spara-tumore in America. Presto sarà presentata una proposta di legge per vietare le malattie da lancio e per mettere fuorilegge l'esistenza dell'AIDS. Questa malattia non esiste (chiedete a Grillo!) e comunque non è concatenata all'HIV ma solo ai vaccini, alle scie chimiche, a Marcello Dell'Utri, a Ruby Rubacuori ed alla perdita della sovranità monetaria.

Dietro questa storia ci sono sicuramente i poteri forti dell'industria farmaceutica, dell'industria delle armi americane ed un mobilificio svedese. Se ci pensate bene, sono le stesse presenze oscure che hanno spinto l'Occidente ad imbattersi in una allucinata guerra in Iraq alla ricerca di fantomatiche armi di distruzione di massa. E pensare che i morti ammazzati in Venezuela, anno per anno, superano fino a un massimo di quasi quattro volte il numero delle vittime della guerra Iraq, per un totale di 120.000, da quando Chavez ha preso il potere. Ma cosa può valere il diritto alla vita, i diritti umani, il diritto alla proprietà, quando dall'altra parte c'è il sogno del socialismo? 

martedì 5 marzo 2013

In difesa di Roberta Lombardi


«Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia»
Si tratta di una dichiarazione della neo capogruppo 5 Stelle alla Camera dei Deputati Roberta Lombardi, appena travolta da una colata di fango e melma, oltre alla "rituale" richiesta di dimissioni.

Secondo me, al contrario, l'Onorevole Lombardi dev'essere difesa energicamente e senza cedimenti. La sua personalità e la sua stessa dichiarazione sono (e devono rimanere) un monito pro futuro sulle comuni basi socialiste del "senso dello Stato" fascista e del Movimento 5 Stelle. Qualora a qualcuno tale evidenza dovesse passare di mente. Quest'episodio, tutt'altro che spiacevole, è anche l'ennesima occasione per comprendere come mai Beppe Grillo non voglia togliere il bavaglio dai suoi eletti. 

La libertà d'espressione è sempre imprescindibile, anche (e forse soprattutto) quando tende a far venire alla luce posizioni scomode. 

Chi vuol fare opposizione politica al Movimento 5 Stelle non può limitarsi a strumentalizzare frasi come queste, addirittura agitando lo spauracchio (risibile) del reato di apologia, non deve nemmeno ricorrere a mezzucci come l'arresto di una consigliera 5 Stelle genovese per spaccio di droga, ma deve proporre un'alternativa vera, basata su contenuti diversi da quelli grillini. Primo tra tutti, la libertà dell'individuo. Secondo, la lotta ad ogni forma di collettivismo socialista, sia in forma tradizionale, sia in forma fascista, sia sotto nuove spoglie pseudo-post-ideologiche. 

sabato 2 marzo 2013

I liberali del bar Mocambo

Articolo pubblicato oggi su Libertiamo.



Le vicende del liberalismo italiano accadute nell’ultimo anno ricordano “La ricostruzione del Mocambo” di Paolo Conte. La sua trama riporta alla mente la storia di tanti piccoli bar in difficoltà chiamati Mocambo che, a pensarci bene, è anche la storia di questo Paese con un piede e mezzo nel baratro. Nel brano si parla di un tentativo di riscatto dopo tante vicissitudini, gomito a gomito con un curatore, fuori dalla metafora, Mario Monti. Sullo sfondo, una storia d’amore e di incomunicabilità, tra persone tanto familiari quanto distanti. I liberali italiani, in effetti, sembrano spesso parlare tra loro lingue differenti e soprattutto diverse da quelle di tutti gli altri, nonostante la loro vicinanza ideale e la prossimità alle reali esigenze della popolazione.

In politica c’è chi, a forza di “salire”, si è squagliato le ali, in deliri di snobbismo e presunzione. Le lauree e il master non sono solo “balle private” come si è detto con tono liquidatorio, sono anche indice di una vanità che si è palesata in tutta la sua virulenza.  

Diciamo le cose come stanno: il politico non può limitarsi ad essere la pedissequa imitazione dell’uomo medio con tutti i suoi vizi ed i suoi vezzi più purulenti, ma non può nemmeno essere sprezzante del mondo che circonda le persone della porta accanto, come se fossero esseri squallidi e miserabili. Invero, non tutto ciò che riguarda il “popolo” è sempre bollabile come “populismo”. Se si è convinti del contrario, si può anche fare a meno della politica e concentrarsi solo sulla ricerca, sull’insegnamento e, al massimo, iscriversi ad un Golf Club.

La sdegnosa divergenza nel cammino di ravvicinamento tra Fermare il Declino ed Italia Futura e la loro successiva contrapposizione in una lotta d’ortodossia economica (condotta soprattutto da parte dei primi) non solo ha allontanato persone in realtà piuttosto vicine (corrispondenti a precisi segmenti adiacenti d’elettorato), ma ha anche impoverito di idee, risorse e spazi entrambi i movimenti, confinando ciascuno in una cellula stagna, circondata da un purismo impenetrabile rivelatosi insipido e non convincente.

Il resto è già storia: la nascita di Fare e di Scelta Civica, ovviamente alternativi alla destra ed alla sinistra e persino tra loro. Nel contempo, i radicali si trasformano in un una lista di scopo, Amnistia Giustizia e Libertà. Questi ultimi, zoccolo duro del liberalismo italiano ormai extraparlamentare, sono contro la partitocrazia ed ogni forma di finanziamento pubblico alla politica da prima che Beppe Grillo, ancora comico-luddista, iniziasse a fare a pezzi i computer nei suoi spettacoli. Non è un caso che proprio i radicali siano stati gli scopritori dell’affare Fiorito e lo stimolo delle più recenti inchieste sulle spese negli enti locali. Purtroppo, gli elettori hanno ritenuto più credibile un movimento più giovane come quello di Grillo, dal linguaggio violento e dalle idee meno ordinate e coerenti rispetto a quelle dei radicali che, dal canto loro, invece di cambiar nome avrebbero ben potuto -ad esempio- cambiare leadership (la più longeva nel panorama italiano), rivedere la loro comunicazione ed evitare essere epurati prima di capire che con il PD e con la sinistra giustizialista e moralista non si va più da nessuna parte.

In generale, questa smania di “frattalizzarsi” non ha portato buon consiglio a nessuno, ha abbandonato tante valide menti all’autoreferenzialità, con esiti quasi autodistruttivi. Sul punto si vedano le vicende che hanno dato origine al declino di Fare. Quest’ultimo partito ha comunque ottenuto una percentuale nella media dei due alleati dell’Agenda Monti. Parliamo dei decimali dello zero o dell’uno. A ben vedere, non si tratta di stimare quanti voti avrebbero potuto raggranellare le singole le forze liberali italiane se si fossero presentate unite davanti all’elettorato,  ma di comprendere quale diverso approccio avrebbero avuto nel linguaggio, nella comunicazione, nella percezione delle istanze del popolo e nella consequenziale risposta alle stesse. Il tutto, per conferire tono e colore a qualcosa che man mano ha perso sapidità e simpatia, fino a diventare trasparente.

Non si può più preferire le élites al popolo.  Occorre, altresì, superare il miraggio del voto “confessionale”. Impossibile non menzionare il problema della segregazione dei cosiddetti temi etici o rientranti in una sfera erroneamente considerata areddituale della vita del Paese e, pertanto, non prioritari. Tale demarcazione ripropone schemi mentali superati dalle attuali ricostruzioni teoriche dei diritti e delle libertà.

Mentre si facevano precisazioni e si spaccava il capello in quattro, per rimarcare la distanza ora dal centrodestra, tacciato dei peggiori mali possibili e obliterato da ogni prospettiva politica, ora dagli altri bersagli presenti in campagna elettorale, si è finito con l’annientare il dibattito tra le forze che vogliono più libertà, più prosperità e meno Stato nella vita delle persone. Oltretutto, con un atteggiamento cattedratico che è stato la tomba dell’esperito tentativo di superamento del bipolarismo. Non si può essere alternativi al centrodestra e al centrosinistra tirando le orecchie un po’ a tutti con un fare da professorini, ma solo provando a tendere la mano e a costruire insieme una alternativa concreta, a destra o a sinistra, prima delle elezioni. Senza vaghe e vane speranze di essere l’ago della bilancia e senza culti della personalità di qualcuno.

Ogni forza politica riformatrice dovrebbe avere una priorità assoluta: creare un piattaforma comune in cui operare una sintesi della società, invece della solita raccolta “a campione” di personaggi-spot del panorama mediatico (es. il cattolico, il sindacalista, la sportiva…).

Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente. L’Italia liberale è ancora vittima di un deficit di rappresentanza non imputabile al popolo ignorante, teledipendente o internet dipendente. Il responsabile è innanzitutto il liberale “frattale” che è in noi. Ci frequentiamo, ci salutiamo e poi perdiamo le nostre tracce proprio sul più bello, magari in altre infruttuose frequentazioni apparentemente più comode o sicure.

Abbiamo imparato ad accarezzare il brivido delle dimissioni lampo e dell’indignazione automatica, ci siamo abituati a ridicolizzare l’interlocutore per i suoi titoli inferiori ma senza degnarci di chiarire le nostre motivazioni e certe conclusioni presentate come assiomi. Qualcuno di noi, poi, possiede persino le giuste credenziali accademiche per potersi permettere tutto questo, ma non ce n’è stato uno in grado di utilizzarle per dedicarsi alla ricostruzione di uno spazio in cui parlare tra noi e -magari- far capire qualcosa agli altri.

E siam rimasti lì, chiusi in noi, sempre di più.


Questo 5 Stelle non è un albergo!



Con la prima esperienza parlamentare, il Movimento 5 Stelle è costretto a compiere scelte importanti. A quanto pare, secondo le catene di S.Antonio diffuse dal Movimento, i suoi eletti sono i più laureati. Per dovere di cronaca, il partito classificato ultimo nella gara a chi ce l'ha più laureato è la Lega Nord. La cosa strana, piuttosto, è che M5S e Lega si esprimano esattamente allo stesso modo (spesso, per dire le stesse cose). Ebbene, nonostante la loro preparazione straordinaria, i parlamentari stellati, evidentemente, non sono in grado di esprimere un'opinione, visto al loro posto parla Beppe Grillo. 

Chiariamo: il Movimento 5 Stelle dovrebbe essere un partito di semplici portavoce della ggente. Però questi non fanno sentire la loro voce perché a parlare è solo uno, ossia il tipo che è il proprietario del partito. Democrazia dal basso, ma parla solo il vertice. Ok, andiamo avanti.

Beppe dice di non voler dare la fiducia a nessuno, posizione rispettabile. La sinistra, invece, sepolta l'ascia di guerra contro il populifmo, ha deciso d'iniziare l'opera di corteggiamento di quelli che fino a domenica scorsa erano da loro considerati una banda di fascistoni (anche un orologio rotto segna l'ora esatta, due volte al giorno).

Certo, Bersani e soci non possono mica appoggiare un governo di larghe intese insieme al PDL. Questa cosa è vietatissima ed improponibile. Da due mesi circa. 

Il leader extraparlamentare del primo partito in Parlamento fa sapere che gli inviti del PD sono irricevibili. Tutte le voci di segno contrario emerse in fior di post e petizioni su internet non provengono dalla base del Movimento 5 Stelle ma da infiltrati.

Ricapitoliamo brevemente: il Movimento 5 Stelle si propone come forza politica che dà spazio al popolo del web (spesso chiamato, per far prima "ggente") attraverso i più moderni strumenti di democrazia partecipata e diretta (banda larga, post, like, condivisioni, blog, youporn). Alla minima occasione, però, il popolo è diventato meno popolo, lasciando passare pericolosi infiltrati provenienti direttamente dal famigerato pianeta Kasta. Come in Men in Black. 

Insomma, tutti i sedicenti grillini che su internet invitano il padrone del 5 Stelle a far da stampella al centrosinistra sarebbero kasta travestita da ggente, un pericolo per la democrazia interna al movimento, che può essere mantenuta solo se decide e parla esclusivamente il capo, fuori dal Parlamento. 

Non sono d'accordo. Non tutta la finta ggente mascherata da falso popolo del web è riconducibile al centrosinistra. Il PD ci insegna che tra i suoi simpatizzanti, sin dai tempi delle primarie, ci celano addirittura persone che non si sono mai toccate le parti basse pensando ad Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer e Caparezza. Parliamo di esseri mostruosi che forse non hanno mai votato nemmeno, che so, la Margherita. Volevano votare in massa Matteo Renzi per snaturare la democrazia interna al centrosinistra. Menomale che il PD è stato così furbo e intelligente da non fare delle primarie aperte e senza vincoli, menomale che il PD ha designato il suo uomo e l'ha protetto adeguatamente contro i finti rossi travestiti da ItalianiBeneComune. Il pericolo infiltrati è stato superato brillantemente. E vedi che risultati poi! Si pensi se, per esempio, alle primarie del centrosinistra fosse andato a votare un elettore che in passato votava centrodestra. Meglio cacciarle quelle persone, potrebbero persino cambiare idea e votare PD. Un vero dramma.

E'notorio che in tutte le manifestazioni di sinistra si celano infiltrati della polizia. Sì, sono quelli che s'avventano contro i colleghi poliziotti, quelli che distruggono le città ed incendiano le auto borghesi ed i cassonetti fascisti. E'per questo che, per punire i poliziotti infiltrati, la sinistra di protesta adotta il metodo della rappresaglia contro gli altri poliziotti. Proprio per punirli delle malefatte dei loro colleghi infiltrati.

Lo stesso vale per i call center infiltrati a Sanremo. Non fanno vincere le canzoni designate dalla ggente ma solo quelle votate dai call center, e cioè dalla kasta e dai talent show, che sono realizzati solo su Mediaset e cioè Abberlusconi (sempre kasta). Persino nei locali più "in", a suonare (=mettere i dischi) sono solo gli infiltrati. Il dj infiltrato è un essere spregevole, fa finta di essere ggente e invece è una pedina nelle mani delle case discografiche massoniche
Le persone che ballano, si divertono e si fissano su quelle canzoni? Anche loro sono finta ggente. Tutti infiltrati.

Insomma, sul web, tra la ggente si nasconde di tutto: dal berlusconiano al poliziotto, dal call center al dj massonico, dall'extraterrestre al rettiliano e persino qualche signor aggio. Vogliono fregarci con la storia della partecipazione attraverso internet alle decisioni del partito. E invece no, ai laureatissimi del Movimento 5 Stelle non li fotte nessuno, seguono l'esempio del PD che, in tema di purezza dell'elettorato potrebbe impartire lezioni.