venerdì 31 agosto 2012

Pensando ai motivi per cui è bene che sia finita l’estate 2012


Chi ha lanciato la moda di dare un nome di persona ad ogni fenomeno atmosferico non è più intelligente di quelli che danno un nome al proprio organo genitale.

lunedì 20 agosto 2012

Ancora sul caso Ilva. L’unico sviluppo possibile è lasciar stare tutto così com’è?


Il dogma secondo cui sarebbe sempre sbagliato punire chi offre lavoro a tante persone è innanzitutto sbagliato da un punto di vista general-preventivo.

Se un principio di tal sorta si facesse strada, pregiudicherebbe il principio d’uguaglianza e richiederebbe sostanzialmente una generalizzata abolitio criminis per tutti quei reati di volta in volta “scomodi” all’industriale vicino alla politica o al sindacato di turno.
In secondo luogo, si tratta di un principio contestabile sotto l’aspetto economico.
L’Ilva, infatti, se da un lato ha offerto grandi possibilità di lavoro, dall’altro ha anche impedito possibilità di sviluppo (http://www.corrieredelgiorno.com/2012/08/18/lantica-masseria-soffocata-da-una-collina-di-residui-industriali-dellilva-28435/).
I sindacalisti sono un caso perso e, del resto, fanno il loro dovere. Ma io proprio mi rifiuto di comprendere le ragioni di quegli amici liberali (che non abbiano un diretto interesse nella vicenda, s’intende) che invocano l’intervento del governo contro la magistratura. Episodi non nuovi in Italia, per carità.
Tutti quelli che si indignano per il fatto che un giudice (in realtà ben più d’uno) possa decidere per il destino di tante famiglie mi sembrano vittime di un particolarismo esasperato che impedisce loro di vedere i contorni della vicenda.
Pare, invero, che si voglia fare un grande sgarbo istituzionale nei confronti dei magistrati che sono e che saranno chiamati a decidere sul gravame, attualmente sottoposti a fortissime pressioni di rango mediatico sempre più elevato.
Un liberale non può pensare the show must go on sempre, in ogni caso e ad ogni costo.
Chiunque abbia a cuore la libertà non può non odiare chi gioca con delle regole proprie e costruisce la sua fortuna solo su questi “strappi”. Anche in spregio dell’incolumità e della salute della popolazione.
Del resto, anche nella versione più minimale dello Stato, non mi risulta che qualcuno abbia mai pensato di obliterarne in toto la giurisdizione penale. Però, se il punto è questo, se ne può parlare. Possibilmente, in termini generali. Non solo quando si parla di questo o quel colosso dell’industria italiana.
E’ difficile, a parere di chi scrive, che in una società che voglia considerarsi “libera” possano essere premiati i migliori, se è impossibile mettere fuori dai giochi chi non rispetta le regole. Il tutto, con la solita e stupida scusa dei posti di lavoro a rischio. Nessuno tiene mai conto, in questi ragionamenti, delle “occasioni” di lavoro perse da chi vede sbarrarsi la strada dai colossi che si fanno largo sprezzanti dell’altro.
Mettere in discussione il presidio estremo ai valori-base del sistema solo per proteggere qualcuno, col falso schermo del rischio per il lavoro, ponendo in essere un vero e proprio ricatto contro l’opinione pubblica, non solo non è affatto liberale, non è nemmeno corretto né intelligente e, mi permetto di aggiungere, è di una disonestà intellettuale senza precedenti.
Premesso che le regole non sono eterne e che, anzi, devono essere sottoposte a una costante opera di riconsiderazione e di riforma attraverso i metodi più adeguati e flessibili, immaginare che il libero mercato non debba fondarsi sulla comune accettazione di regole ma sull’impunità sistematica è un messaggio pessimo e deleterio quanto il cinismo idiota di chi fa la conta dei morti di tumore a Taranto per confrontarli con la media nazionale. Un nonsense che ci si deve risparmiare.
Piuttosto, se proprio vogliamo trarre un imperativo politico da questa vicenda, riportiamo nell’agenda politica il tema di una riforma per una effettiva responsabilità civile per i magistrati. In modo da evitare pressioni “ad personam” contro questo o quel magistrato solo a salvaguardia di qualcuno. Poniamo un vero presidio per le ragioni dei cittadini che fruiscono del sistema-giustizia in Italia. Un presidio giuridico, s’intende. Non l’ennesimo intervento politico, l’ennesima trattativa, l’ennesima foglia di fico di un sistema che dovrebbe far vergognare tutti.

venerdì 17 agosto 2012

Albano Carrisi meglio delle Pussy Riot


L’anticlericalismo militante e poi l’anticlericalismo di stato in Russia non hanno sortito i risultati sperati.

Infatti, oggi dopo quasi un secolo dal trionfo del socialismo reale, gli stessi compagni fanno un piagnisteo per le presunte ingiustizie in danno delle presunte eroine punk che passeranno alla storia come Pussy Riot.
Non le nuove Mandela, ma ci piace crederlo.
Allora noi Cattivi proponiamo un altro modello di lotta per l’emancipazione dell’uomo, un modello riformista e pragmatico. Per l’esattezza, il nostro conterraneo Albano Carrisi.
I più informati dei recentissimi avvenimenti politici sanno già il motivo del mio accostamento. Per chi non se ne intende di politica procedo ad una veloce spiegazione con un articolo tratto dal MALE cartaceo, Il Giornale.
“Un matrimonio da star hollywoodiana con polemica annessa. Michele Placido, sessantasei anni, oggi convola a nozze con l’attrice Federica Vincenti, 29 anni. Fra i molti invitati anche l’amico e cantante Al Bano Carrisi. “È pazzesco, ho cantato l’Ave Maria in tutto il mondo, anche davanti a papa Giovanni Paolo II, e ora arrivo a casa mia, nella mia terra e mi sento dire che non posso cantarla”, Al bano è furibondo: non potrà cantare l’Ave Maria per Michele Placido. Nelle ultime ore il segretario dell’attore ha avvertito il cantante di un veto degli ambienti ecclesiastici locali a cantare in chiesa l’Ave Maria di Bach/Gounod, perchè non si tratta di un canto religioso.”
Alla fine Albano ha atteso la conclusione della cerimonia ed ha cantato ugualmente l’Ave Maria, malgrado l’avvertimento del sacerdote. L’Ave Maria, infatti, non fa parte della musica sacra e non era stato autorizzato. Ma, finalmente, è stato cantato in chiesa.
La morale di questa storia è che il riformismo vince sull’estremismo massimalista. 
Chi non è d’accordo, si giovi dei grandi risultati ottenuti dai compagni in Russia. 

mercoledì 15 agosto 2012

Lettera di un operaio ad un giudice penale


I signori giudici vorranno scusare il mio modo di scrivere. Io non ho studiato, non ho potuto. La vita mi ha riservato poche cose ed a quel poco non si poteva rinunciare. Non potevo scegliere, se avessi potuto non avrei comunque potuto cambiare niente, perché in certi guai ci si nasce e le alternative, specialmente in una regione del sud, non esistono.

Faccio, anzi, posso dire che ormai facevo l’ “operaio” in una delle realtà economiche più importanti d’europa, in quella che -fino a ieri- era considerata una vera e propria forza trainante per la mia regione.
La “cosa” che voi giudici contestate né si tocca e né si vede. Mentre il pane che portiamo a casa non solo si tocca e si vede, ma non c’è altro modo per portarlo, in un paese senza alternative e dove dall’oggi al domani spuntano nuovi “mali” e nuovi reati. 
Fino a non troppo tempo fa il “male” di cui parlate non esisteva. Avete percepito il pericolo che corriamo solo quando i giornali nazionali hanno iniziato a parlare dei morti.
Vi siete mai chiesti se non sia tutta una macchinazione contro una delle poche attività efficienti del nostro Paese?
A volte, lo ammetto, i mezzi impiegati richiedono un certo sacrificio e a qualcuno possono sembrare poco congrui, però non c’è altro modo per fare le cose per bene.
Almeno, così dicono i padroni. E noi che ci possiamo fare? Dicono che, diversamente, non si cresce e non si diventa la potenza economica che hanno messo su loro adesso.
Al governo, finché c’era da trarre vantaggio dai legami politici con i nostri capi, gli è andata bene.
Ora che tutti parlano delle cose nostre, il governo sembra essersi disinteressato abbandonandoci al protagonismo di alcuni dei vostri colleghi. Giudici che, per apparire sui giornali, sarebbero disposti pure a bloccare una attività d’importanza strategica per il sud come quella nostra. E così hanno allestito questo spettacolo.
Ho sentito che il loro show è stato criticato anche da tanti loro colleghi e da tanti politici. Se solo avessimo un vero sindacato dalla nostra parte o un vero partito!
Ebbene, a proposito di politici, i pezzenti che stanno a Roma farebbero bene ad intervenire. Non possono lasciare le nostre famiglie in ballo dell’iniziativa dei vostri colleghi galletti. Devono fare il loro lavoro, e cioè mediare, trattare, trovare una soluzione politica per chiudere questo processo che rischia di fermare per sempre la nostra attività mettendo fuori uso tutti i nostri stabilimenti e buttando sul lastrico migliaia di famiglie.
Che sia necessaria una soluzione politica lo dicono tutti, non solo gli imputati o chi lavora per loro.
Il governo non può stare a guardare mentre si fa a pezzi il sud. E, se c’è bisogno, deve essere pronto ad investire di tasca sua.
Ciò che manca oggi è qualcuno che abbia le carte in regola per trovare un punto d’accordo e che metta a tacere, non dico questo processo, ma almeno quelli che verranno. Sono in ballo troppe famiglie per poter applicare in modo così rigido la legge.
Se le nostre ragioni passeranno in second’ordine rispetto ad altri presunti “valori” assisteremo man mano allo smantellamento di tutta l’economia italiana. E tutto questo dev’essere fermato, il nostro lavoro deve andare avanti ad ogni costo. 
Il mio auspicio è che questa cosa nostra, un giorno, quando ci saranno le condizioni, torni nelle mani dello Stato come lo era tempo fa. Così, di sicuro, non parlerà più nessuno né dei morti né dei pericoli che tutti nella nostra zona sono costretti a correre.
Quand’è lo Stato a fare le cose non c’è nessun problema.
Quella nostra è un’attività rischiosa, non c’è dubbio. Un’attività pericolosa e per cui c’è bisogno di fare i conti con la propria morale. Ma, se l’unica alternativa è morire di fame, non ho dubbi sulla mia scelta. La rifarei mille volte ancora. Non sarà questo “maxi processo” a farmi cambiare idea. 
Palermo, 10 febbraio 1986.

p.s. la lettera ovviamente è un falso a scopo satirico, e spero di non doverla spiegare

mercoledì 8 agosto 2012

Musica molto impegnata


Ligabue fa una canzone impegnata con dentro la parola “happy hour” e diventa un inno dell’aperitivo, degli spumeggianti sabati milanesi, e dello sballo estivo, malgrado l’intenzione dell’autore.

Caparezza fa una canzone impegnata con dentro la parola “divertimento” e diventa un tormentone, poi fa una canzone di denuncia che dice una cosa tipo “vieni a ballare in puglia” e diventa l’inno delle proloco e dei villaggi turistici di questa regione. In netto contrasto con l’intenzione dell’autore.

Questo si che è turbocapitalismo.

mercoledì 1 agosto 2012

Prime conseguenze politiche della cottarella estiva Vendola - Casini


Torre di Babele 2.0: il nuovo centrosinistra.
Tra chi parla tanto aulico da rasentare il nonsense (naturalmente per rappresentare meglio il popolo, la gente comune), chi è stato strappato dal cast di Amici Miei (mentre faceva qualche scherzone) e chi ha un italiano direttamente proporzionale al suo garantismo, per Pierferdinando Casini sarà un’impresa titanica riuscire a capire i messaggi -per così dire- in codice dei suoi alleati.
Risate assicurate.

1) Nei primi sondaggi risulta che SEL perde l’ 1,5% di voti, tutti in pasto a Paolone Ferrero.
2) …e a Grillo.
Ma bravo, mio caro Narratore, che voti di qualità ti eri accaparrato! Ti posso dire che perderli è meglio che trovarli? 
3) I programmi di promozione del panorama musicale pugliese proporranno eventi pure nelle parrocchie.
4) Le Fabbriche di Niki diventeranno gli Gli Oratori di Don Nicola.
5) Se “il liberismo è il diavolo”, come dice il nostro Papà Castoro, e chi non è un veterocomunista deve “convertirsi”, allora mi pare di essere nel set di un film di Don Camillo in cui lo stesso prete che parla con Gesù fa anche la parte di Peppone. Si sa, personalità del genere si prestano sempre a più parti, più ruoli. Come al circo.
6) Io, del resto, ho sempre avuto una certa simpatia per il diavolo. 
7) Ora il mitico Granata propone una coalizione FLI - IDV (che, naturalmente, nel frattempo ha fatto lite con la ricostituenda Unione di Prodi) con Fini candidato premier.
8) Di conseguenza, mentre a sinistra organizzano l’esercito di Franceschiello pure di vincere le elezioni e presentarsi tutti compatti per divorare di tasse gli italiani, la destra (e soprattutto l’insieme degli ex elettori di centrodestra) si frantuma in un modo imbarazzante:
- c’è chi vuole fermare il declino,
- chi scopiazza male (ma, soprattutto, si sveglia troppo tardi!),
- chi demolisce tutto e tutti con argomenti risibili, tipo che la parola “Manifesto” se non la usi come aggettivo è troppo “di sinistra”. L’importante è fare la guerra ai mulini a vento, in modo da riuscire a perdere sempre al fine di poter delegittimare chiunque riesca a governare. Così è più facile essere felici e fieri di non pagare (e non far pagare) le tasse.
A questi si aggiungono i gruppetti più o meno estemporanei di formazioni tra il neofascista, il postfascista ed il criptofascista. Allegria!
Almeno, però, tenere Di Pietro e Granata dalla stessa parte può evitare a molti qualche imbarazzo.
Paul è vivo, come Berlinguer
Paul è vivo, come Berlinguer