1. Perché nel 1994 avrei indubbiamente e convintamente votato Forza Italia. Non l'ho fatto per questioni anagrafiche, non per altro. Mi sarebbe piaciuto, anche solo per poterne essere deluso a pieno titolo, in questo Paese in cui senza autorizzazioni non puoi nemmeno decidere di guadagnare due spiccioli con una torta fatta in casa.
2. Per sentire un ultimo saluto, davanti a decine di migliaia di persone, a Margaret Thatcher. Non c'è stato. Però abbiamo assistito a dieci minuti di smancerie per Raffaele Fitto. Ogni Paese ha i leader che merita.
3. Perché volevo constatare se è vero che la gente che va a vedere Berlusconi in piazza ottiene un compenso economico. In un Paese in cui quasi c'è da ringraziare, per l'opportunità che ti offre, chi lucra sui tuoi servizi e nemmeno ti paga, con la scusa che -per legge- ti starebbe formando, sarebbe grandioso ottenere un compenso semplicemente con la propria presenza. Al contrario, nella morsa di 100.000 persone accalorate e sgomitanti, c'era da pagare per riuscire a stare più larghi, non certo per aggiungerne altre.
4. Perché mi interessava appurare se quelli che vanno a vedere Berlusconi sono come vengono descritti sui giornali di sinistra. Non c'erano i casi umani solitamente immortalati sul materiale fotografico del giorno dopo. O magari sì. Diciamo che non erano né più né meno di quelli che puoi trovare per strada quando vai a comprare un cartone di latte. Attività troppo burina per rientrare tra gli interessi di Ezio Mauro o Eugenio Scalfari.
5. Perché mi mancava una vacanza e volevo vivere per un pomeriggio un'esperienza da villaggio turistico. Musica, balli, animazione. Oddio, non è che gradissi tutta quella muscolare esibizione di napoletanità. Certo non potevo aspettarmi Ted Nugent. Però il gioco aperitivo è andato bene, ho anche vinto una Peroni. A due euro e mezzo è un furto, ma tant'è.
6. Per vedere se anche i berlusconiani respirano, hanno gambe, braccia e due occhi piazzati in faccia. A quanto pare, bevono anche il caffè. Pensate, li ho visti addirittura pagare e ritirare lo scontrino. Cose da pazzi, insomma.
7. Per sentire l'ideatore di Equitalia e dell'Imu che basa le sue priorità di governo sulla loro eliminazione. Io dico sempre che solo i cretini non cambiano idea. Però lui sulla giustizia non l'ha mai cambiata, allora come mai questa è ancora una volta nelle sue priorità e non l'ha mai riformata tutte le volte che ha governato, a parte qualche leggina a favore di tale imputato o a favore della mediazione obbligatoria? Non sono riforme della giustizia queste, ma solo rattoppi. E neanche ben fatti.
8. Per suggerire a Silvio di scegliere Emma Bonino, come Presidente della Repubblica. Qualche inconfondibile cartellone giallo con scritta nera approntato sul cofano di un camion e il gioco è fatto (link!) . Sta a Berlusconi, poi, scegliere da quale parte stare. Se con chi ha dedicato la sua vita a portare avanti autentiche battaglie di libertà... o dalla parte di Massimo D'Alema.
9. Perché sono un cittadino libero e vado dove voglio, senza bisogno di mettere la firma su qualche modulo per dare attestazioni ideologiche, come quando sono andato a votare Matteo Renzi alle primarie. Poi, a ben vedere, chi è più incoerente, io o quelli che prima parlano di decrescita felice e dopo indicono manifestazioni "contro la povertà"? Forse Bersani l'aveva prevista più divertente la decrescita? Se adesso fosse stato già premier, oltre che vincitore "virtuale" delle elezioni, la povertà sarebbe stata edulcorata con qualche particolare zuccherino ideologico?
10. Per assistere all'inizio della nuova campagna elettorale ed alla nuova panchinizzazione di Angelino Alfano. Unico Segretario di partito che non dice una parola, promette primarie "aperte", passa un mese e viene automaticamente smentito coi fatti da Berlusconi, appena ricandidatosi premier. Alla fine del comizio Angelino appare e si limita a salutare, timidamente, con la mano, mentre già scorrono i titoli di coda sulle note di "O suldato innammurato".
11. Perché giusto ieri scoprivo l'esistenza del Disegno di legge n. 274 presentato dal Senatore Pdl Francesco Maria Amoruso per l'istituzione dell'Albo dei cuochi nonché l'Ordine nazionale dei cuochi professionisti, "assolutamente indispensabile" -secondo lo stellatissimo Chef Bruno Barbieri- per tutelare questa professione dalla tradizione millenaria.
Potrebbero accedervi di diritto solo "i maestri di cucina e gli chef di cucina in grado di documentare almeno dieci anni di attività o che dirigono equipe di cucina composte da almeno quattro persone". Per tutti gli altri, niente titolo senza apposito esame d'abilitazione ...ovviamente bandito e organizzato dai contro interessati al superamento, ossia i loro competitor più anziani che, per questi "atti di buon cuore", saranno persino finanziati da tutti gli chef ed aspiranti che si sobbarcheranno le spese per mantenere i loro controllori.
Basta vedere qualche attività con un minimo di successo (si prenda ad esempio l'impennata d'iscrizioni agli istituti alberghieri) che prontamente gli addetti ai lavori chiedono sbarramenti o privilegi per legge e, prontamente, il legislatore li cucina ad arte. Non sia mai che in Italia possa esistere un'attività aperta al libero mercato ed alla libera scelta del consumatore. Ecco, a tal proposito, mi sarebbe piaciuto chiedere ieri se è questa la "libertà" che intendono e che ripetono come un mantra, dalle parti del PDL.
La Thatcher, da lassù, ci fa una sonora pernacchia.
io nel '94 c'ero,ho potuto assimilare la mia splendida delusione,ma consolati vedo che deludono sempre.
RispondiEliminaA parte l'infinito repertorio di Apicella. Instancabile.
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