giovedì 4 aprile 2013

Altro che Emma Bonino, meglio Oliviero Diliberto!


Ruby Rubacuori legge una lettera aperta, all'ingresso del Tribunale di Milano. Parla dello sputtanamento che ha subito dal tandem media-magistratura. Lo stesso, per intenderci, che ha segretamente e forse inconsapevolmente condotto una campagna elettorale più che decennale in favore del Movimento 5 Stelle, da prima della sua nascita. Ruby dice che adesso ha una figlia e che alcuni perfetti sconosciuti, in Chiesa, le dicono "speriamo non cresca come sua madre". Aggiunge, tra l'altro, di non essersi mai prostituita. 

Di tutta risposta, il cosiddetto popolo della rete, che non è composto da pesci ma da gente marcia ancor prima d'essere pescata a strascico dal predicatore di turno, inizia a tirar fuori foto di repertorio tratte da qualche filmino fetish in cui Ruby ha partecipato. Sicché, nei commenti alle foto parte il consueto rosario di insulti "puttana", "troia", "zoccola", insomma il solito costume dell'intellettuale organico alla Sinistra. 

Stenderei un velo pietoso sul fatto che, per qualcuno, ancora oggi comparire in un video erotico sia sinonimo di meretricio. Ovviamente sorvolo anche sul fatto che, per questi smidollati, una ragazza con un passato del genere debba restare incagliata nell'immagine pubblica che di essa è stata data dal tandem di cui sopra. Inutile dire che, per questi cretini, una persona non ha nessun diritto di cambiare la propria storia a piacimento, reinventando se stessa con le proprie azioni, nel modo più collimante dalla propria identità in continua evoluzione. In altre parole, si è schiavi del passato, non si può cambiare. Una spogliarellista non può diventare una buona moglie e una brava madre. Per inciso, questo è l'humus culturale in cui si sviluppa quella concezione della figura della donna che la porta ad essere ripudiata o assassinata per i suoi presunti errori del presente o addirittura del passato. Perché nessuno può cambiare, specialmente le donne che devono portare la lettera scarlatta sul petto. Ma non è di questo che voglio parlare. 

Intendo parlare di altre donne. Mara Carfagna ed Emma Bonino. Della prima non ho mai apprezzato il suo passato. Non ho mai digerito, in particolare, la sua intenzione piuttosto bigotta di criminalizzare la prostituzione. Però, da quando non è più ministra, riesce a dire solo cose condivisibili, dal mio punto di vista. Nei dibattiti televisivi, ad esempio, riesce a far fare la figura dei deficienti a tutti i giornalisti che le capitano sotto tiro. Per non parlare degli avversari politici. Tra le dichiarazioni degne di nota, il suo endorsement di ieri per Emma Bonino, in vista della carica di Presidente della Repubblica. 

Ecco le reazioni del cosiddetto popolo della rete, che commenta la stessa notizia apparsa sia su Libero sia su Repubblica.




La visione del mondo delle persone è sperimentabile dagli insulti che lascia su internet. Come vedete, c'è un trait d'union straordinario tra il popolo del centrodestra ed il popolo del centrosinistra. Da questi insulti si capisce che vi è un sentire comune a tutta la popolazione che non può certo trovare appagamento e rappresentanza in Emma Bonino.

Nella società italiana c'è un livello di paternalismo spaventoso, di dimensioni incommensurabili. Il sentire è orientato pesantemente su posizioni illiberali, autoritarie, liberticide, sprezzanti della dignità dell'essere umano, della sua individualità e della sua storia intesa come progettazione di sé ed autodeterminazione.

In un Paese del genere Emma Bonino non può rappresentare nessuno. Può solo combattere, come sempre ha fatto, in una posizione di minoranza, in favore delle minoranze silenziose, per affermare i diritti di libertà di tutti, anche di quelli che, per debolezza, per timore o per ipocrisia, non sono in grado di esplicitarli.

Cosa ci farebbe, insomma, Emma Bonino come massima garanzia costituzionale in uno Stato-apparato sempre più intriso di merde socialiste declinate nei modi più vari, dalla sinistra alla destra, fino in grillolandia? L'attuale Parlamento è forse il peggiore della storia repubblicana, sicuramente il più illiberale. Se un Parlamento del genere eleggesse capo dello Stato una personalità come Emma Bonino saremmo in presenza di un mostruoso equivoco.

I più probabili per il colle sono i soliti nomi dichiaratamente vicini alla sinistra o acerrimi nemici della destra, amati anche dai grillini per la loro militanza fuori dai partiti. Si parla di Zagrebelsky, Fo,  Rodotà e della Boccassini. Qualcuno suggerisce anche D'Alema e Prodi. 

Sarebbe ingeneroso, dopo un lungo corso di Presidenti tutti provenienti dal mondo della sinistra socialista, comunista o cattolica, cedere ad una cultura diversa proprio adesso che abbiamo un Parlamento così nemico delle libertà ed anti-occidentale. Tuttavia, se posso esprimere una preferenza, mi permetto, sommessamente, di tirar fuori dal cilindro un altro nome che preferirei a tutti gli altri. 

Si dà il caso che la Presidenza della Repubblica non sia un premio alla carriera per i politici che non hanno mai avuto il fegato di candidarsi e di esporsi al giudizio dell'elettorato, né una discarica per i trombati alle elezioni. Tuttavia, se proprio dobbiamo eleggere un comunista escluso dal Parlamento, al vertice delle istituzioni repubblicane, tanto vale mettere Oliviero Diliberto, comunista da sempre in modo esplicito. Lui, a differenza di altri, un po' di voti in vita sua li ha presi e qualche battaglia tra le persone l'ha pure fatta. Magari battaglie sbagliate, non condivisibili, almeno per me, ma almeno tutte condotte non nell'odio cieco nei confronti di qualcuno ma nel nome di un ideale, anche se sepolto dalla storia. 

Le idee sbagliate prima o poi si rivelano tali. Le ossessioni, invece, mandano in pappa il cervello. A volte, persino una nazione.




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