Finalmente ecco la campagna elettorale, il modo migliore per salutare l’anno nuovo. Si è fatta attendere molto, ma il tempo non è passato inutilmente. Facciamo il punto della situazione.
1. Le elezioni anticipate, secondo Grillo, sarebbero un modo per mettere in difficoltà il suo Movimento con la raccolta delle firme per presentare le liste. L’ennesimo complotto contro di lui.
2. Successivamente, con decreto, si stabilisce un drastico taglio al numero di firme necessarie. Scatta l’indignazione, complotto anche questo.
3. Dopo Natale e Santo Stefano passati a parlare di Agende, ennesimo neologismo demenziale di stagione, stappiamo lo spumante con la carica del Cav. e del Prof. che invadono ogni spazio tv a loro disposizione, litigando sui minuti e sulle ospitate. Qualcuno finirà col confessare qualche omicidio “mediatico” pur di finire anche da Mara Venier. Tanto c’è chi, in fatto di ritrattazioni, è un vero asso.
4. Sulle presenze tv tutti considerano il cittadino come un recipiente vuoto o una spugna, che più guarda qualcosa e più se ne riempie e ne assorbe i fluidi. Ora, a parte il fatto che c’è chi è già pieno di fluidi (marroni) di suo, ritengo che la questione in oggetto sia largamente sopravvalutata. Non è il minutaggio sullo schermo a far del politico inquadrato una persona più “popolare” di altre. A volte si può parlare per ore, davanti ad una intervistatrice di comodo, e fare non proprio una gran figura. Altre volte si può parlare per trenta secondi e dire le le cose giuste, o castrarsi completamente ( http://www.youtube.com/watch?v=tHpIgkw4ZwU ). In definitiva, tutta la battaglia sugli spazi televisivi pubblici, a parte l’ovvia necessità di rispettare la legalità, mi sembra dettata più che altro dalla convinzione che chi guarda o ascolta il politico di turno sia una brocca vuota.
5. Qualcuno ha detto qualcosa su Ruby. Tutti molto interessati.
6. Ingroia sale pure lui in politica, la battuta “ingoia” l’hanno fatta in molti. Lo standard di questa gente è più o meno quello di chi si interessa delle faccende di cui al punto 5.
7. Il motivo per cui un magistrato in aspettativa dovrebbe essere più inaffidabile o pericoloso rispetto ad un avvocato in Parlamento resta un piccolo mistero. Le faccende pubbliche di cui si occupa la magistratura non dovrebbero essere oggetto di successiva battaglia politica. Ma lo stesso dovrebbe valere per gli affari privati di “corporazioni” che, automaticamente, diventano questioni pubbliche oggetto di una battaglia tanto trasversale quanto lo è il loro partito invisibile.
8. La retorica sui Marò. Dico, la retorica sui Marò.
9. Il pranzo Bersani-Renzi. Gli smartphone sul tavolo tra un piatto e l’altro, giornalisti, tanto vino, mancava solo Trimalcione. Le truppe cammellate, da casa, si chiedono come mai i renziani e il sindaco di Firenze non siano stati oggetto di pulizia etnica. Ci metteranno poco a capire che in campagna elettorale tutto fa brodo, pure le pecore nere. Tra i due, un’altra presenza inquietante, l’ombra dell’elettorato del PD, che vuole il sangue della gente che odia ideologicamente, e invece otterrà al massimo un bis della portata che abbiamo già gustato nell’ultimo anno: asinello in corinzio con bisaccia, con olive bianche in una tasca, nere nell’altra.
10. Ad un ex Ministro come Brunetta, venuto alle cronache solo per le sue battute politicamente scorrette, non è il massimo contrapporsi con altrettante battute dello stesso genere. Non ne rappresenta una valida alternativa. Non è un’alternativa neppure rispetto ai tanti che negli anni non hanno trovato contro Brunetta nessun argomento migliore che una evidente patologia la cui sottolineatura in tono sprezzante (seppur velato) non fa certo onore (neppure agli accademici).
11. Più interessante sarebbe parlare di quali siano state le sorti delle tante riforme solo annunciate da Brunetta. I famosi azzeramenti delle file presso i pubblici uffici o le certificazioni a costo zero. Cosa volete che contino queste faccende, quando siamo innanzi all’Altissimo Monti.
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