mercoledì 9 gennaio 2013

Il Terzo Pollo taglia le alette


La terra di mezzo della politica italiana, quella polleria dal nome indefinito ed indefinibile, si descrive come un polo di realismo e di responsabilità, l’unico modo per ottenere le riforme. In questo post vedremo come si tratta, al contrario, di un grande parco giochi di banale tatticismo e semplificazioni.

Prima semplificazione: il vero scontro elettorale è Monti vsBersani. I nuovi democristiani fingono che il centrodestra “tradizionale” non esista, stendendo un velo d’illusione sulla realtà effettiva. Non si tratta di una finzione di poco conto, visto che hanno (in astratto) la metà dei voti su sui può contare Berlusconi. Come se il Siena facesse la voce grossa con l’Atalanta, per intenderci. Non ci interessano, in questa sede, le considerazioni antropologiche sull’elettore di Silvio e sulla sua “resistenza” (da leoni, in effetti). Queste le lasciamo al palinsesto tv (pubblico) che conta. 
Seconda semplificazione: gli anti-montiani sono sostanzialmente gli elettori di sinistra. I fan della Cosa Bianca sono intimamente convinti dell’inesistenza di una alternativa possibile. I loro consensi, invece, non sono tanto distanti, in termini numerici, da quelli di Fermare il Declino. Soprattutto, fingono di non sapere che il dissenso più fastidioso per loro non è quello degli intellettuali di sinistra che, anzi, legittimano l’esistenza del nuovo estremo centro, tant’è che ora giocano a far la parte dei delusi, ma quello dei veri delusi dall’incapacità dei tecnici contro i poteri forti e contro i politici di vecchio (e di peggior) corso, di cui sono diventati subito la foglia di fico. 
Terza semplificazione: l’unico modo per rifuggire dal populismo è fare scelte impopolari. Gli snob d’oratorio non tengono conto del fatto che non esistono forze politiche intrinsecamente populiste ed altre che per definizione non lo sono. Esistono, in teoria, partiti portatori di istanze del popolo e partiti portatori di istanze di poteri forti, tra i quali rientra quello della classe dei burocrati, dei politici e quello dei vescovi. In pratica, ciò che varia è la componente di istanze “reali” e la componente di  istanze del nudo potere delle lobby e delle organizzazioni di partito e del clero. La formazione della nuova democrazia cristiana sta portando ad una migrazione verso il centro di queste ultime. Paradossalmente, il soggetto destabilizzatore, il grande tecnico, che avrebbe dovuto garantire terzietà e neutralità rispetto a questa dinamiche, rischia di diventarne (suo malgrado) il più grande rappresentante. Non è un problema se qualcuno rappresenta gli apparati pubblici e privati, trattandosi di un fenomeno assolutamente normale per una democrazia pluralista. La cosa rischia di diventare patologica se, insieme a questi, non si rappresenta una parte adeguatamente proporzionata di popolazione, liquidando il problema come necessità di rifuggire dal populismo. In altre parole, non è detto che l’alternativa al populismo consista nel passare sul cadavere del popolo.
Quarta semplificazione: l’unico modo per sopravvivere è neutralizzare la propria forma mentis e la propria identità nell’astrattismo e nel culto della personalità dell’Altissimo. Lo dico ora e non lo ripeto più: il montismo non esiste. E’ solo una parolina magica che dissimula l’ennesimo personalismo della politica italiana. Niente di nuovo. Ma ciò che rende davvero antipatici i sostenitori dell’inesistente e certo non prossima Terza Repubblica è il fatto che questi siano stati i primi a tagliare le proprie ali. A pensarci bene, quelli del Polo Invisibile, a loro modo, sono coerenti. Pretendono che la sinistra più matta si ammutolisca (o venga messa a tacere) anche se rappresenta una parte (realmente esistente) di Paese proprio perché loro stessi hanno già rinunciato alle ali, facendo a meno della propria identità ideologica e del proprio background politico, in nome dell’omologante culto dell’Altissimo, pronti come sono a sacrificare tutto quello che sono pur di garantirsi la pura e semplice sopravvivenza. Per l’effetto, hanno inventato un nuovo lessico politico fatto di tautologie e di ali tagliate oltre ad un nuovo logo. Parole ed immagini di una genericità imbarazzante per quanto non abbiano nessun significato politico intellegibile. Il programma di governo si è già affievolito in una “agenda”. Il prossimo stadio forse sarà la sua riduzione in un “diario segreto”. Magari di Hello Kitty. Uno di quelli con chiavetta e lucchetto che impressionano soltanto un bambino. Per tutti gli altri il segreto è una pulcinellata: il futuro inevitabile patto di governo con il centrosinistra, l’ormai ovvia patrimoniale, e la ricomposizione e normalizzazione di tutto quel che c’era il pericolo di perdere con la crisi manifestatasi nella sua forma più evidente un anno fa. No, non sono riforme queste.

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