venerdì 7 settembre 2012

Affinità e divergenze tra i compagni del PD e il Movimento 5 Stelle


DIVERGENZA

Il PD è apparato senza carisma, il M5S è carisma senza apparato.
AFFINITA’
Il PD, nonostante la sua ferrea e radicata organizzazione partitica (lodata dal Capo dello Stato), ha un apparato che non impedisce ai suoi uomini di fare dichiarazioni non meno imbarazzanti / destabilizzanti di quelle di Favia. 
Quindi, alla fine, la forma-partito non sembra funzionare nel dirimere o nel comporre i conflitti interni. Il PD non appare tanto più organizzato ed organico del M5S, anche se costa molto di più.
DIVERGENZA
Le dichiarazioni “a la Favia” degli uomini del PD non avvengono nei fuori onda ma mediante comunicati stampa o comizi… che puntualmente provocano l’insurrezione di tutto il partito, dalle colonne dei giornali e dai monologhi dei comici Rai. Questa girandola di dichiarazioni e controdichiarazioni avviene ogni volta che qualcuno parla autonomamente. Ed anche quando qualcuno parla in modo concordato con gli altri. Insomma, sempre. Non può parlare uno del PD senza che tutti gli altri piddini insorgano.
AFFINITA’
Nessuno dei due partiti ha a cuore il principio stabilito dall’art. 49 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. 
Infatti, nessuno si è mai preoccupato di dire che sarebbe auspicabile una legge che, come stabilito dalla Costituzione, garantisca l’organizzazione su base democratica dei partiti politici.
Il PD difende strenuamente il finanziamento pubblico dei partiti come baluardo contro i poteri forti, salvo dimenticare la questione dell’effettiva democrazia interna.
Grillo strilla a proposito del totale azzeramento della classe politica italiana, ma non mi risulta che si sia mai speso sul tema della mancata attuazione dell’art. 49.
Anche il Capo dello stato che elogia i partiti come unico ed insostituibile strumento per la democrazia farebbe meglio a dire due parole sul fatto che i partiti, in più di sessant’anni, pur pretendendo soldi pubblici da tutti i contribuenti, in cambio della promessa di riuscire a rappresentarli meglio degli “altri”-che-sono-già-ricchi-di-loro, si sono ben guardati dal proporre e dal far approvare una legge sulla loro organizzazione interna, in totale e palese violazione del dettato costituzionale.
DIVERGENZA
Le differenze PD-M5S prefigurano in modo lampante le loro diverse idee del mondo ed i rispettivi programmi elettorali.
Il PD è schiacciato dal suo apparato perché ha un’autentica passione per le trappole burocratiche. L’idea di Italia che vuol lasciar trasparire è un concetto di paese incartato nella burocrazia e sommerso da vincoli, tranelli e regole sempre nuove e cangianti.
Il M5S è schiacciato dal carisma perché ha una naturale ed ontologica tendenza al culto della personalità carismatica. Non esattamente una prima visione per il grande schermo italiano.
Se i partiti “tradizionali” fossero realmente democratici, se la politica non fosse una rendita vitalizia, magari con delle leggi in grado di regolare vere e proprie primarie, in un quadro politico di tendenziale bipartitismo, forse saremmo tutti più (e meglio) rappresentati e non assisteremmo a fughe di voti verso fenomeni più o meno stagionali anti sistema che sono una tradizione made in Italy sin dagli anni venti del secolo scorso.

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