Alla vigilia della nascita di una nuova forza politica liberale (si può dire?) per la convergenza di tutti gli outsider della società e della politica italiana, il mio pensiero va alla metafora dei più popolari eroi Marvel.
Gli X Men, infatti, sono l’emblema degli emarginati. Mutanti. Esseri particolarmente dotati ma generalmente trattati con sospetto, per la paura che possano essere un pericolo per il pianeta. In altre parole, si tratta di persone che i più considerano disumane o soggetti che non hanno un altissimo senso d’umanità. La macelleria sociale, per intenderci.
Si, perché i mezzi d’informazione, anche i salottini culturali d’un certo livello, non si sono mai sprecati per spiegare certe cose. Hanno sempre dato per scontato che i “diversi” sono mutazioni genetiche da estirpare, malati da curare. Persone non allineate con la moda della demonizzazione della tecnologia, del capitalismo e della libertà. Chi non invoca digrignando i denti “più regole, più controlli e più controllori” è considerato una mosca bianca, un esperimento malriuscito, una minaccia.
I mutanti, lungi dall’essere tutti uniti, sono dispersi nel globo. Molti non sanno nemmeno di esserlo. Grazie ai poteri del telepate Charles Xavier, alias Professor X, è possibile rintracciarli e provare a tenerli uniti. Ma non tutti stanno col professore.
Altri mutanti, in effetti, non condividono la filosofia degli X Men -per così dire “buoni”- e scelgono infatti di non scendere a compromessi, di fare quadrato e di bramare una guerra all’ultimo sangue con il genere umano da cui si sentono minacciati culturalmente e fisicamente.
Questa è la metafora dell’emarginazione. Molteplici sono infatti gli atteggiamenti dell’emarginato all’interno della società.
Può essere diplomatico e collaborativo come il Professor X, teso al servizio dell’umanità proprio per dimostrare di essere una risorsa e non una deformazione. Oppure può essere per schiavo della sindrome di accerchiamento come Erik Lehsnerr, bambino che ha sperimentato il campo di concentramento nazista e poi grande “cattivo” chiamato Magneto: un mutante che vive nell’incubo di un nuovo olocausto, che sa di essere diverso, conosce le degenerazioni del potere statale e per questo non si fida di chi intende creare albi, elenchi, regolamenti, terapie obbligatorie. Nessuno meglio di Erik quindi è nemico dello Stato, privo di ogni speranza di governo e nel governo, di mediazione, di compromesso o di soluzione pacifica delle controversie. Erik vuole far crollare tutto, portare alla demolizione delle regole e dei limiti, unico modo per dare pieno potere alle infinite potenzialità dei mutanti.
I liberali italiani, un tempo compatti in quello che voleva essere definito come partito liberale di massa, sembrano oggi in una posizione d’estrema minoranza. Frattalizzati. Gli strenui sostenitori dello spirito del ‘94 invocano insieme Silvio Berlusconi e Paolo Barnard e fanno proposte politiche tra il socialdemocratico ed il maoista. I liberali italiani sono dispersi in tanti partiti, molti anche fuori dai partiti. Delusi e lontani dalla politica. Per ritrovarli ci vorrebbe Cerebro, la macchina amplificativa dei poteri telepatici del Professore degli X Men.
Riusciranno le associazioni ed i movimenti d’opinione nati negli ultimi anni fino a quest’ultimo agosto a far convergere su un’unica aggregazione tutte le persone politicamente emarginate in Italia, ripartire da zero e a fermare il declino? I liberali risponderanno in maniera compatta o si divideranno tra due poli, tra il nostro Professor X ed il nostro Magneto? Questo ovviamente presuppone un secondo ma non indifferente problema. Esiste un Professor X per i liberali italiani?
Non è una questione di lotta tra il bene e il male, ma di strategia politica. Sceglieremo la via della mediazione con tutti gli altri e del temperamento de nostre aspirazioni per riuscire ad essere maggiormente rappresentati o per avere una minima speranza di contare qualcosa in un periodo di palese impopolarità delle classiche battaglie liberali, come riesce a fare il Xavier, portando addirittura uno dei suoi mutanti nella squadra di governo? Oppure questo tentativo di moderazione e di dialogo con soggetti non propriamente liberali e non assolutamente e schiettamente limpidi nelle proprie posizioni ci porterà a pagare l’inevitabile scotto di un flusso dei nostri presso il magnetico rivale uguale a noi ma tremendamente più esplicito, netto, combattivo e spregiudicato?
Io voglio credere nella via dell’aggregazione. Ma non è una scelta incondizionata e senza riserve. A volte il difetto di nettezza e di chiarezza può comportare una serie di rischi, di perdite e di possibili incomprensioni. Restando nella metafora, auspicherei la nascita di un Professor X. Tuttavia, la paura più grande è che alla fine del fumetto ci sia solo un colpo di scena Raven Wagner, anche detta Mystica, mutante trasformista dalla pelle bluastra. Assume le sembianze e la voce di chiunque il suo interlocutore voglia vedere. Infatti va a letto con tutti.
Mystica è il mutante che è stato berlusconiano per vent’anni, magari è stato creato esattamente da Berlusconi, ci ha convissuto e ci ha condiviso il lettone. Un mutante che, mentre tutti capivano di che pasta era fatto Il Cavaliere Oscuro, si affannava a difendere le sue scelte più impopolari, mettendoci la faccia (la maschera, s’intende). Mystica ha preso tutte le posizioni sbagliate possibili. Quantomeno, tutte quelle più illiberali. E’ stata con gli antiabortisti, con gli antidivorzisti, con gli imbavagliatori di internet, con i sostenitori del dovere alla vita mai voluta, con le peggiori guerre, con il proibizionismo, con la ricerca negata, con i valori imposti, con la conservazione persino degli istituti più superati in nome della tradizione, con le corporazioni, coi poteri forti, con le regioni del sud regalate alla mafia e con le peggiori metastasi porporate. Ed ora… liberale. E per quanto, prima della nuova mutazione?
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