Scuola media. Un periodo molto formativo della mia vita. Un giorno, all’uscita (notoriamente il momento del fight club), un amico che chiameremo convenzionalmente Tizio, decide di vendicarsi contro una sorta di bulletto a cui nemmeno daremo un nome.
Così l’amico Tizio si sfila lo zaino e lo ripone in un’aiuola. Tipico gesto di chi vuol fare a botte. Finalmente la giornata di scuola avrebbe avuto un senso. Era chiaro a tutti che la vendetta stava per incominciare. I ragazzini si radunavano. Qualcuno addirittura scommetteva. L’eccitazione si tagliava con un tagliaunghie.
Tizio si sfila il giubbotto e lo poggia sullo zaino. Qualcun altro chiamava spettatori da diverse scuole. Persino dall’istituto professionale. Artiglieria pesante insomma.
Tizio si sbottona la camicia, persino i polsini. Mette in tasca l’orologio. Un paio di ragazze svenivano perchè scandalizzate. Una di loro, però, continuava a cantare “Un battito animale” di Raf anche da svenuta.
Tizio si rimbocca le maniche con l’aria sprezzante del pericolo di chi sta per guardare in faccia alla morte. Gli spacciatori smettono per un attimo di vendere crema per scarpe. Gli scarabocchiatori di muri coi vestiti larghi decidono di fermare la loro opera quasi notarile di certificazione di tutti i muri della città.
Tizio fa tre passi verso il suo innominato avversario, lo guarda fisso negli occhi e gli dice “Ora vado a chiamare Flavio!”. E così fu. Corse a chiamare un altro bulletto per fargli sistemare la faccenda al posto suo. Un boato di risate avvolse il cortile della scuola.
Può anche essere morto qualcuno, francamente non ho idea di come questa storia sia andata a finire. Ricordo tutti quei preparativi, tutta quella sceneggiata pomposa, quell’entrata in grande stile, nonchè la tanta gente mobilitata ed accorsa da ogni angolo del paese… per un “Ora vado a chiamare Flavio!”. Credo che tutti, di questa storia, oggi ricordiamo solo quanto fu ridicola.
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